venerdì 28 settembre 2012

Premio Campiello 2012: il vincitore è Carmine Abate con “La collina del vento”

Carmine Abate ha vinto il Premio Campiello 2012 con il romanzo La collina del vento. Si aggiudica quindi l’edizione del cinquantenario un romanzo che racconta la storia di una famiglia che – come leggiamo sul sito del vincitore – “è una saga appassionata e coinvolgente, epica ed eroica di una famiglia che nessuna avversità riesce a piegare, che nessun vento potrà mai domare”.
Premio Campiello 2012: il vincitore è Carmine Abate con “La collina del vento”Lo scrutinio delle prime cinquanta schede vedeva in testa Francesca Melandri con 12 voti, seguita da Carmine Abate e Marcello Fois con 11 e da Marco Missiroli e Giovanni Montanaro con 8. A cento schede scrutinate la situazione vedeva Abate e Melandri in parità con 26 voti, Fois 22, Missiroli 14 e Montanaro 12.
A metà scrutinio Carmine Abate e il suo La collina del vento hanno iniziato a correre con 45 voti. Seguivano, in ordine, Melandri, Fois, Missiroli e Montanaro. Il distacco di Abate sugli altri è andato sempre aumentando, fino al risultato finale che lo ha visto vincere, seguito da Francesca Melandri, Marcello Fois, Marco Missiroli e Giovanni Montanaro.
Bella la definizione che Dacia Maraini ha dato della letteratura: secondo la scrittrice premiata con il Campiello alla carriera la letteratura è testimonianza. E ha aggiunto che sebbene non possa cambiare il mondo, di certo la letteratura ci dice verso dove andiamo e, in quest’ottica, non è certo in crisi come l’economia!
Un augurio di cuore alla giovanissima Martina Evangelisti (vent’anni) che ha vinto il Campiello Giovani 2012 con il racconto Forbici e che da grande vorrebbe fare l’insegnante






Premio-Strega-2012-il-vincitore

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Vincitore premio Strega 2012 - Alessandro Piperno -

Una bella costruzione narrativa, una scrittura efficace, dialoghi ben costruiti, analisi approfondite dei personaggi, ambienti resi in modo credibile. Tutto questo si trova nel terzo romanzo di Alessandro Piperno, candidato eccellente al Premio Strega 2012. Eppure, alla fine del libro, si rimane perplessi di fronte all’eccessiva esibizione di pulsioni e di sentimenti, di odi e di risentimenti, di rancori passati e mai superati che vengono raccontati dall’autore/narratore.

Il romanzo è, come promesso, il seguito della fosca storia familiare dei Pontecorvo, una famiglia di ricchi ebrei romani. Si riprende la narrazione venticinque anni dopo la morte del capofamiglia, Leo, accusato ingiustamente di molestie sessuali alla dodicenne fidanzatina del figlio Semi, il quale aveva rinunciato a difendersi, preferendo sparire nel seminterrato della villa all’Olgiata dove la famiglia abitava e dove, disperato, aveva trovato la morte. Ora Filippo e Semi sono due adulti, la loro madre Rachel continua a vivere all’Olgiata dove, in quel tetro seminterrato, ha costruito lo studio di psicologa per anziani soli. I due fratelli hanno scelto vie opposte: Filippo ha sposato una ricca gentile nevrotica e viziata, attrice di secondo piano nelle fiction televisive più commerciali mentre lui disegna fumetti; Semi, tra New York, Milano e Roma dopo aver lavorato in una grande agenzia di rating ora commercia cotone per un’importante azienda di cui è divenuto socio e rimanda il matrimonio con Silvia, ambiziosa avvocato con cui prosegue uno stanco rapporto da molti anni. La vita sessuale, sociale, familiare dei due fratelli è a dir poco malata: l’uno, Filippo, non fa che passare da un letto all’altro, il suo rapporto con la semianoressica Anna è fallimentare, la sua vita lavorativa inesistente; l’altro, Semi, è praticamente impotente e la fidanzata Silvia è solo un alibi per coprire la sua inadeguatezza, mentre la carriera prodigiosa ed economicamente gratificante finisce in una mare di debiti. Quanto più Semi cade, tanto più Filippo, autore di un film che viene presentato al festival di Cannes, conosce un’inattesa immensa popolarità che gli cambia la vita e il carattere.

Il finale del romanzo è molto violento perché racconta la resa dei conti di tre vite, quelle di Rachel, Filippo, Samuel, senza sconti per nessuno dei tre. Finalmente vengono messe al bando l’ipocrisia e il formalismo, i silenzi colpevoli, l’omertà che avevano caratterizzato i loro rapporti per troppo tempo. Il padre Leo, mai più nominato, ritorna prepotentemente in scena, mentre l’odio accumulato da Semi nei confronti di madre e fratello, di fidanzata e socio, emergono come un fiume inarrestabile. Le pagine finali del romanzo sembrano ristabilire un po’ di ordine e di armonia nelle vite devastate dei Pontecorvo, mentre la voce narrante si palesa per il personaggio più dolente del libro, Semi, che nel concludere la storia si confessa al lettore:

“Sono il fratello inessenziale, il fratello più volte tradito, il cadetto in tutti i sensi. Sono il più eclettico dei Pontecorvo. Quello pieno di talenti e quindi senza alcun talento. Sono l’impotente, il fallito, l’impostore……Mi consola sapere che non ho avuto alcun ritegno a scrivere tutto quello che sapevo di me; ma il guaio è che tutto quello che non sapevo degli altri l’ho dovuto inventare…”

Il romanzo della borghesia ebraica romana dunque si conclude con un’amara confessione: quanto ha inventato Piperno? E’ il nuovo realismo il suo stile di narratore? Davvero è così violento, problematico, doloroso il rapporto familiare che lega ebrei non troppo osservanti a “gentili” con i quali convivono e si sposano nella ovattata società romana? La sessualità (impotenza, onanismo, rapporti bulimici che nel libro abbondano) è un tabù con cui non si è fatta pace? Il personaggio di Filippo, perseguitato per un fumetto che suona offensivo ad un gruppo di terroristi islamici, è la metafora della condizione di persecuzione a cui gli ebrei romani ancora si sentono esposti? Mi sono chiesta questo e molto altro nel leggere questo lungo romanzo che non esito, pur nella sua ottima qualità letteraria, a considerare inquietante e non del tutto riuscito.
Marcello Simoni è il vincitore del 60° Premio Bancarella

Un medioevo intessuto di riti magici e alchimie che vede il libro giocare il ruolo di vero protagonista, sia pure in una veste salvifica po...
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Marcello Simoni è il vincitore del 60° Premio Bancarella

Un medioevo intessuto di riti magici e alchimie che vede il libro giocare il ruolo di vero protagonista, sia pure in una veste salvifica poiché in grado di evocare gli angeli, ha conquistato i librai del Bancarella che gli hanno tributato un corale consenso di voti, tale da distanziare considerevolmente l’altro concorrente della presente edizione del Bancarella, La voce del destino di Marco Buticchi. Anche questo un libro di tono storico, ma assai avanzato nel tempo rispetto al precedente, poiché si snoda dalla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri. Quasi la metà dei 200 votanti del Bancarella (97) ha contrassegnato con una crocetta il volume di Marcello Simoni Il mercante di libri maledetti, edito da Newton Compton, in uno scrutinio che, in una serata battuta da un vento pungente, ha tenuto avvinto e trepidante un pubblico di oltre mille amanti del libro. Come sempre convenuto nella piazza della Repubblica, dove si recita il tradizionale rito letterario, intitolato, nella presente edizione, un Week-end a Pontremoli con i premi Bancarella, 20, 21, 22 luglio. Evidentemente quella di Buticchi era una voce di un destino stregato perché già dalla prima lettura dei voti Simoni ha guadagnato un margine di 15/20 consensi che ha mantenuto fino alla fine. Il libro di Buticchi si è aggiudicato infatti 80 preferenze. Agli altri concorrenti è spettato dividersi il magro bottino dei poco meno che 20 voti restanti, del quale ha comunque privilegiato in modo maggiore I Poeti morti non scrivono gialli di Björn Larsson con 10 voti, mentre sorprende che libri di indubbio pregio come quelli di Enia, Così è il mondo, e di Perissinotto, Semina il vento, abbiano trovato solo un estimatore. Qualcosa in più è andata a Mercalli che comunque per entità è rimasta entro le dita di una mano. Il giovane vincitore, è nato infatti nel 1974, ex archeologo e ora bibliotecario ha evidentemente messo ha frutto la propria professione è si può dire, con il suo editore, il trionfatore del 60° Premio Bancarella. Una edizione che ha avuto non pochi motivi di interesse e che è risultata pari alle aspettative, tutti gli autori erano infatti sul palco, compreso Larsson, ma che ha avuto due ospiti di eccezione: Franca Valeri nella veste di presidente del Premio, lucidissima e caustica come sempre, anche se il tempo ne vela la prodigiosa capacità comunicativa e un Adelmo Fornaciari, amabile e misurato, ma veramente gigantesco nella ostentata modestia come nel valore di musicista. A sua volta Zucchero ha saputo con il suo eloquio piano e gentile deliziare il pubblico. Brava come sempre la conduttrice, Letizia Leviti, che oltre alla distintiva professionalità possiede un naturale garbo di cui ha dato prova nella intervista a una signora del teatro e grandissima interprete come Franca Valeri.
 

venerdì 22 giugno 2012

Selezione Bancarella 2012 - 6 -

 

Prepariamoci

Autore: Luca MERCALLI
Editore: Chiarelettere                                                             
Anno: 2012
Come salvarci quando l'energia non ci basterà più                       

“Se ognuno avesse accesso infinito a tutte le risorse, se non si accumulassero scorie e detriti, se non ci fossero disastri climatici, parassiti, malattie... saremmo nel paradiso terrestre”. Ma la storia, né quella del passato, né quella che si proietta verso il futuro, non è fatta con i se: essa si alimenta dei fatti e su questi si costruiscono le relazioni, le concatenazioni per le quali dallo ieri scaturisce l'oggi e dallo ieri e dall'oggi insieme verrà il domani. Potrebbe essere riassunto così il messaggio che Luca Mercalli vuole proporci col suo Prepariamoci: Un piano per salvarci quando saremo chiamati a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza e forse più felicità. Un libro che ha l'agilità del racconto, fatto di capitoli brevi, proposti in un linguaggio semplice, con contenuti sostenuti da rigorosi riferimenti scientifici, tradotti però in modo tale da essere immediatamente comprensibili anche a chi manca di quella cultura scientifica che traspare sempre, anche dalle puntuali citazioni poste in nota e dalla bibliografia ampia che - dice l'A. - non può essere saltata, come accade di solito, perché essenziale per trovare le istruzioni per andare oltre.
Prepariamoci si pone nella linea di chi guarda preoccupato ad un futuro che rischia di essere deprivato di energia per l'uso smodato, richiesto da una società che fa del consumismo e del profitto le proprie leggi. Ma non per questo Mercalli vuole promuovere nuovi secoli bui. Ci sono le possibilità, le risorse per costruire un futuro a misura d'uomo, ma saranno disponibili soltanto se si sapranno correre le sfide che i tempi stanno proponendo: quelle delle energie rinnovabili, dell'accettazione convinta di scelte ambientaliste (cioè coerenti con la realtà in cui si vive), che evitino il saccheggio dell'oggi che svuota le risorse per il domani. Di qui il rifiuto di avventurarsi in opere faraoniche che non manterranno nessuna utilità quando, dopo decenni, saranno realizzate a scapito di un territorio definitivamente degradato.
Di qui la scelta di Mercalli di modificare il proprio stile di vita, per renderlo coerente, attraverso alcune semplici ricette che il libro propone ai lettori, con una gestione assennata dell'energia; si va dall'utilizzo consapevole dell'automobile a quello dei pannelli solari, dalle stufe ad alto rendimento termico all'orto, dalle conserve alimentari al superamento dei capricci, che offrono soddisfazioni effimere e rendono più poveri. Nella consapevolezza che la natura che ci sta intorno deve essere comunque difesa e garantita, perché, come del resto gli umani, le mucche non mangiano cemento. (g.a.)

Luca Mercalli, Prepariamoci, Milano, Chiarelettere, 2011 (€ 14,00)

Luca Mercalli (Torino, 1966) vive in Val di Susa, dove si è trasferito in coerenza con lo stile di vita che ha scelto di promuovere. Svolge incarichi di docenza per università, corsi di specializzazione e formazione professionale e scuole di ogni ordine e grado, è Presidente della Società meteorologica italiana e, anche come tale, partecipa al programma di Rai 3 Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio, ove, oltre a fornire le previsioni del tempo per i primi giorni della settimana successiva, propone pillole di conoscenza non solo sui fenomeni atmosferici, ma sulla gestione dell'ambiente, anche con riferimenti alla stretta attualità (non ultima la lotta contro la TAV attraverso la Val di Susa). È autore di saggi sulla meteorologia e di stampo ambientalistico, come I tempi sono maturi (2004), Le mucche non mangiano cemento (2004, con Chiara Sasso), Filosofia delle nuvole (2008).

Selezione Bancarella 2012 - 5 -

Il mercante di libri maledetti

Autore: Marcello Simoni
Editore: Newton Compton editori srl        
Anno: 2012
Una corsa nel Medio Evo fra riti magici ed alchimie

Il mercante di libri maledetti è la storia di un libro esoterico, i cui segreti sono nascosti da enigmatici codici. Tre viaggiatori dal passato pieno di ombre in cammino lungo un’Europa medioevale attraversata da eresie, guerre, miserie e monaci scomparsi. Una setta segreta bramosa di possedere il libro misterioso e che cercherà di ostacolare in ogni modo il viaggio dei tre viandanti. Quattro tappe tra Venezia e Santiago de Compostela alla caccia dell’arcano per aprire le porte del mondo alla venuta degli angeli.
Gli eventi partono dal mercoledì delle ceneri del 1205, quando padre Vivïen de Narbonne è costretto a fuggire, braccato da un manipolo di cavalieri che indossano strane maschere. Il monaco possiede un testo molto prezioso, che non è disposto a cedere ai suoi inseguitori. Dopo tredici anni un messaggio recapitato ad un mercante di libri di origine spagnola dà il via alla nuova ricerca. Sono questi i punti nodali su cui si muove l’intreccio narrativo de “Il mercante di libri maledetti” di Marcello Simoni. Un volume caratterizzato dalla narrazione scorrevole, di piacevole lettura, che si muove più sui canoni del romanzo d’avventura che secondo quelli classici del giallo, anche se spesso i contorni dei generi si fondono, dimostrando, comunque, una buona padronanza di scrittura da parte dell’autore. Il contesto è quello del Medioevo, affrontato in maniera storicamente forse non del tutto rispondente alla realtà, ma strizzando l’occhio ad un genere, quello del thriller ambientato nei “secoli bui”, che sta spopolando anche se non sempre con testi di effettivo valore. Un rischio che l’A. sa di correre, ma ciò nonostante non disdegna la sfida, offrendo al lettore una narrazione avvincente, sullo stile - come si legge sulla retro-copertina - de I pilastri della terra di Ken Follet o di Il nome della rosa di Umberto Eco.
I protagonisti si muovono, quindi, ai margini della Grande Storia, solo sfiorandola e dando, invece, ampio spazio a venature di colore esoterico e misterioso, con riferimenti ad alchimie, riti magici e testi proibiti. Il romanzo si sviluppa, così, come una vera e propria “caccia al tesoro”, dove ogni tappa sarà fondamentale per aggiungere un tassello di conoscenza alla verità finale che si presenterà, alla fine della narrazione, in maniera sorprendente tramite una serie di colpi di scena. (r.s.)

Marcello Simoni, Il mercante di libri maledetti, Roma, Newton Compton editori srl, 2011 (€ 9,90)

Marcello Simoni (Comacchio, 1975), ex archeologo, laureato in Lettere, svolge attualmente il lavoro di bibliotecario. Ha pubblicato diversi saggi storici, ha partecipato all’antologia 365 racconti horror per un anno, a cura di Franco Forte (2011). Altri suoi racconti sono usciti per la rivista letteraria «Writers Magazine Italia». Il mercante di libri maledetti è il suo primo romanzo, già pubblicato con successo in Spagna nel 2010 con il titolo El secreto de los cuatro ángeles.

Selezione Bancarella 2012 - 4 -







I poeti morti non scrivono gialli

Autore: Bjorn Larsson
Editore: Iperborea
Anno: 2012
E’ la parola che dà senso alla vita

E’ molto originale l’impianto narrativo: sono presenti tutti gli elementi strutturali di un giallo, però l’indagine è quasi un espediente per parlare di poesia, amata intensamente dal poliziotto-poeta Barck, che spera di poter trovare un editore che stampi i suoi versi. Jean Y. prima vittima è poeta che cerca sempre un contatto diretto con la realtà perché sa che “la poesia illumina il mondo sotto una luce nuova e intensa”, “ha acume a dire la verità”, rende eterno il fuggevole e il provvisorio. La sua sofferta decisione di scrivere un romanzo giallo, sollecitato dall’editore Petersén che spera di venderlo meglio delle raccolte di poesia che pochissimi leggono, viene considerata un tradimento da Tina, vendicativa “musa” fanatica d’amore per la poesia o di questa rivale? Larsson ha fatto un libro che si legge molto bene, fluido nella narrazione, con “semi” di indizio disposti al punto giusto della “fabula”, stimola l’interesse, ha ottime capacità di “sedurre” il lettore, i personaggi hanno convincente spessore, le molteplici notazioni letterarie si intersecano con la tipologia del racconto giallo, ma senza dare effetto di ibridismo tematico. In modo colloquiale ma profondo si riflette di filosofia e di teorie estetiche, con un garbato attacco contro i professori di lettere all’Università che hanno trasformato lo studio della letteratura “da critica a scienza” allontanandosi dalle brucianti domande che essa ha sulla vita, il linguaggio, la società. Con forte sguardo di denuncia sull’attualità l’autore (un giallista che ironizza su se stesso dicendo, senza crederlo, che i gialli sono da considerare un sottoprodotto letterario) parla con leggerezza della falsità delle campagne mediatiche, dei “misfatti” dei banchieri che vogliono massimizzare il profitto dimenticando che l’uomo è molto più complicato, ha sogni, paure, fede nei miti e ha sentimenti. Sono i poeti che entrano nella vita vera, consolano, sanno muoversi al di là dei limiti del controllabile, capiscono le ingiustizie sociali ed economiche che fanno sempre pagare alla gente comune il prezzo degli eccessi dei potenti col loro “mantra”che bisogna seguire il mercato.
Un romanzo dunque costruito su due piani paralleli ma anche contigui, frammenti di rigorosa realtà si intersecano con l’invenzione: la poesia non si piega al giogo della verosimiglianza e al funerale di Jean Y. si recita Regalami una poesia/che non comincia/e non finisce di Yvon Le Men. La parola, dono di Dio, è una forza creativa che dà senso alla vita e trova la sua più alta espressione nell’arte e nella letteratura. Per questo vive e per questo muore Jean Y. e non solo lui. Il movente dei delitti è pertanto inconsueto, la poesia non è il linguaggio degli assassini e forse nemmeno la verità della polizia, ma è proprio con le intuizioni del poeta che il poliziotto-poeta Barck scioglierà l’intrigo, ben narrato, con finale intuibile, eppure sorprendente, come si richiede al genere letterario del libro giallo. (m.l.s.)

Bjorn Larsson, I poeti morti non scrivono gialli, Milano, Iperborea, 2011 (€ 17,00)

Bjorn Larsson (Jönköping – Svezia, 1953) docente di letteratura francese all'Università di Lund, esperto velista, inizia la sua carriera di scrittore nel 1980 con una raccolta di racconti cui fa seguito il romanzo Il cerchio celtico, pubblicato nel 2000 in Italia da Iperborea (l’editrice attenta alle opere delgli autori del Nord Europa, che pubblica anche tutte le altre opere di Larsson tradotte in italiano). Oltre che Il cerchio celtico ed I poeti morti non scrivono gialli, suoi romanzi disponibili nella nostra lingua sono La vera storia del pirata Long John Silver, Il porto dei sogni incrociati, L'occhio del male, La saggezza del mare, Otto personaggi in cerca (con autore) e Bisogno di libertà, l’autobiografia dell’A., scritta in francese e pubblicata in Francia nel 2006.

Selezione Bancarella 2012 - 3 -

Semina il vento

Autore: Alessandro Perissinotto
Editore: Piemme
Anno: 2012
Morire di tradizione

Un avvocato, difensore d'ufficio, entra in carcere per incontrarvi un detenuto arrestato come possibile pericoloso terrorista.Si tratta di un maestro che ha lasciato un gratificante incarico professionale nella cosmopolita Parigi per insegnare in una pluriclasse voluta dai valligiani del suo piccolo paese nelle Alpi piemontesi. Con lui c'è Sharin, una giovane donna di origini iraniane, laica, colta, lontana dall'Islam, che lo segue a Molini di Badallo (paese immaginario, ma non troppo...); lì pare anch'essa trovare la felicità e le radici che la rivoluzione khomeinista le avevano negato. Poi, le incomprensioni, le diffidenze che serpeggiano e si fanno manifeste, fino a divenire rifiuto dichiarato per la bella “straniera”, che, disinibita ed occidentalizzata, ha difeso con veemenza la libertà di una donna musulmana alla quale, in forza di una ordinanza emessa da un sindaco leghista di origini meridionali, i vigili volevano impedire di restare al fiume in burqini. Di qui la scelta di Sharin di opporre ad una tradizione un'altra tradizione, di ribellarsi fino in fondo, fino all'attentato suicida.
Semina il vento è un giallo giocato sulla lentezza della vita di un carcerato per amore, che compila un diario fatto di flashback suggeriti da fotografie scattate a suggellare i momenti più belli di un'esistenza a due.
Storia d'amore di Giacomo per Shirin, ma anche di lui per il proprio paese abbarbicato alla montagna, dove i colori sono quelli delle foglie di castagno che si possono scorgere ad una ad una, della neve che smorza tutto in un biancore pacificante, delle vette che chiudono l'orizzonte e danno l'idea di proteggere una comunità salda ed affratellata. Con Cesare Pavese de La luna e i falò, il maestro Musso può dapprima affermare che “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti" , può lasciarsi convincere ad abbandonare Parigi per rientrare al villaggio, per riscoprirvi e salvaguardare le tradizioni in quanto “radici” e per impiantarvi una scuola privata, voluta dai paesani perché i loro figli non debbano scendere quotidianamente al capoluogo e mescolarsi con gli altri. Senza accorgersi da subito che in questo non volere mescolarsi con gli altri c'è sottesa la volontà di non imbastardirsi con i cinesi, i nordafricani, i rumeni, che quella scuola frequentano. È quando le radici diventano oppressive e danno voce alla xenofobia ed al razzismo che l'idillio del paese si dilegua; le amicizie e la convivenza affettuosa vengono meno; le tradizioni si fanno fonte di un odio irrazionale che non ammette riconciliazione. Il giocattolo Molini si spezza irrimediabilmente e la favola si fa tragedia. “Se semini vento – dice un proverbio – raccogli tempesta”. (g.a.)

Alessandro Perissinotto, Semina il vento, Milano, Piemme, 2011 (€ 16,50)

Alessandro Perissinotto (Torino, 1964) laureato in Lettere, docente all'Università di Torino, autore di saggi sulla semiologia della fiaba, sulla multimedialità e sulla didattica della letteratura (lI testo multimediale, Gli attrezzi del narratore, e, con G.P. Caprettini, il Dizionario della fiaba ) è approdato, nel 1997, alla narrativa con L’anno che uccisero Rosetta (Sellerio), seguito, nel 2000, da La canzone di Colombano e, nel 2004, da Al mio giudice (Rizzoli). Nel 2006 inaugura un filone che ha per protagonista la psicologa Anna Pavesi (Una piccola storia ignobile, L'ultima notte bianca e L'orchestra del Titanic), romanzi cui segue il saggio su La società dell'indagine e, quindi, prima di Semina il vento, nel 2010, Per vendetta, storia d'amore e di follia, ambientato in un'Argentina che non ha ancora sanato le ferite lasciate aperte dalla dittatura Collabora con il quotidiano La Stampa, per il quale scrive articoli e racconti che appaiono sul supplemento TorinoSette.

Selezione Bancarella 2012 - 2 -




Così in terra

Autore: Davide Enia
Editore: Baldini Castoldi Dalai editore
Anno: 2012
La ferocia di vincere

“Così in terra”. Così è a Palermo, visitata per lampi di luce in un mezzo secolo della sua storia, da quando la sua gente, nella fase più cruenta del secondo conflitto mondiale, viveva il terrore delle bombe alleate a quando altre bombe, quelle delle stragi di mafia, scuotono strade ove la violenza è quotidianità. Davide Enia tratteggia la realtà del capoluogo siciliano, proponendone i ritmi attraverso un folto gruppo di personaggi, che ruotano attorno ad una palestra di pugilato. Preminente e filo conduttore della narrazione è Davidù, che alla boxe arriva necessariamente, per rispetto della tradizione familiare. Pugile lo zio Umbertino, pugile il padre, il mitico Paladino, perito tragicamente in un incidente automobilistico alla vigilia della sfida che lo avrebbe portato a disputare il titolo nazionale; morto quando Davide era ancora nel grembo della madre e che compare, figura sfumata, ma pregnante, tra le righe del romanzo, dove si intrecciano storie nella storia. Amici che non sono amici, amori adolescenziali che faticano a sbocciare, il mito del sesso portato al parossismo (con tutto un armamentario di pregiudizi giovanili e di credenze difficili da sfatare), la voglia di riscatto, di affermarsi, di crescere. E la violenza, meglio la ferocia quale ingrediente necessario per la vittoria Davidù catalizza un mondo dove la pietà non è quasi mai di casa: l'unico gesto di perdono lo si ritrova quando nonno Rosario posa a terra il bastone con cui avrebbe potuto legittimamente vendicarsi del cane “reo” di aver morso il nipote che intendeva tirargli la lingua. C'è la storia di Garruso, che prova a crescere di fronte alla morte della madre e si attacca al pugile-Poeta nella ricerca spasmodica di un'amicizia mai apertamente dichiarata, ma di fatto concessa e forte. C'è Umbertino, sconfitto sul ring, che cerca il riscatto nel volere campione il nipote. Ci sono Nina e la bionda Eliana. Ci sono la guerra d'Africa e la prigionia. E sullo sfondo le notizie, buttate là, senza enfasi, degli attentati a Falcone e Borsellino, ineluttabili, di fronte ai quali l'unica reazione è verificare che i percorsi di allenamento di Davidù non sfiorino abitazioni di magistrati. Non si sa mai: sarebbe un'atroce beffa del destino perdere un altro campione alla vigilia di un incontro importante! Ma non tutto è così. Accanto alla boxe, dopo che “il pesce squalo” è andato alla guerra ed ha trovato il suo “campo di battaglia” nel quale la “ferocia” è d'obbligo, c'è lo studio delle lettere classiche, con la nonna maestra che insegna i rudimenti del latino a Davidù ancora bambino, la sua promozione a pieni voti al classico: altre speranze, diverse da quelle del ring, da dove, però, occorre uscire vincenti. Su tutto impera il silenzio, perché “pochissime esperienze sono così narrative come il silenzio tra due persone che si sono appena lasciate”, poiché “nella comunicazione tra esseri umani” il senso transita “soltanto a livello minimo attraverso le parole”. Ed il dialetto, usato ampiamente soprattutto nel prima parte del racconto, è strumento quanto mai efficace (anche se ostico per i non siciliani) di sentimenti convulsi, pregnanti, che sottendono una realtà dai colori accesi. (g.a.)

Davide Enia, Così in terra, Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2012 (€ 17,50)

Davide Enia (Palermo, 1974) con Così in terra entra appieno nel mondo della narrativa, dopo che vi aveva fatto capolino nel 2010 con il racconto Mio padre non ha mai avuto un cane. La sua attività artistica fino ad oggi preminente è stata il teatro, al quale ha dedicato buona parte della sua vita da quando, nel 2002, aveva scritto, diretto ed interpretato «Italia-Brasile 3 a 2», pièce sulla gloriosa partita del 1982, seguita da Maggio ‘43 (sui bombardamenti su Palermo di quell'anno) e da Scanna (la storia della vita di una famiglia confinata in un rifugio durante la guerra. Ampia anche la sua produzione in campo radiofonico e televisivo, dove, fra l'altro, ha collaborato con Report.

Selezione Bancarella 2012 - 1 -

















La voce del destino

Autore: Marco Buticchi
Editore: Longanesi & C.
Anno: 2012
Fra realtà e fantasia, fra cronaca e romanzo

“L'utile per iscopo, il vero per soggetto, l'interessante per mezzo,”. Così Alessandro Manzoni codificava le regole del romanzo storico, che avrebbe applicato alla vicenda di Renzo e Lucia ed alla descrizione della realtà in cui essi si muovevano. Ma, se lo scrittore lombardo aveva, nell'Ottocento, trasferito la sua attenzione indietro d'un paio di secoli, Marco Buticchi, nel 2011, vi ha portato la storia recente, quella sviluppatasi dal secondo conflitto mondiale ai giorni nostri. Ne La voce del destino, infatti, accanto a personaggi frutto della fantasia dell'Autore, se ne trovano altri (alcuni citati esplicitamente, altri facilmente individuabili da un lettore attento), che sono parte del XX secolo: dal dittatore argentino Peron a sua moglie Evita, da Ante Pavelić al card. Montini (il futuro Paolo VI), da Licio Gelli a mons. Marcinkus. E poi il Banco Ambrosiano, Sindona, Calvi, Pecorelli, le sette segrete, la P2, i gerarchi nazisti Bormann, Himmler....
Attraverso la narrazione della cantante lirica Luce Di Bartolo, sfuggita fortunosamente ad un rapimento, che, sullo yacht dei suoi provvidenziali salvatori, Oswald Breil e Sara Terracini, racconta la propria vita, si snoda oltre mezzo secolo, da quando il nazismo ed il fascismo, sconfitti in Europa, hanno tentato di sopravvivere, in una sorta di palingenesi, in stati compiacenti, Argentina in particolare. È la storia (o il mito?) del “Quarto Reich”, della fuga dei gerarchi nazisti e dei più fedeli seguaci dell'ideologia hitleriana, lungo le ratline, percorsi simili alle sartie dei velieri lungo le quali si arrampicano i topi per sfuggire al naufragio della nave, qualche volta salvandosi.
Luce Di Bartolo narra vicende familiari, quelle di un gruppo di figli di italiani emigrati nell'Argentina degli Anni Trenta-Quaranta. Parla delle loro speranze, della violenza che ha intersecato le loro esistenze, dei loro sogni divenuti realtà: Eva, che sarà l'Evita dell'Argentina peronista, Luce Di Bartolo, l'amica dalla voce melodiosa che diverrà famosa sui palcoscenici più prestigiosi, Michele Soriano, pugile di grande successo. E poi il mafioso che allarga i propri orizzonti di ricchezza all'ombra della dittatura corrotta, il violento capo degli ustascia Ante Pavelić ed i collegamenti fra una gerarchia ecclesiastica (con l'allora card. Montini in sottofondo) disposta, in nome di un'acritica diga anticomunista, a chiudere gli occhi sulle nefandezze degli ultracattolici croati a danno di serbi, ebrei e zingari; i tentativi peronisti di costruire, con l'aiuto di tedeschi lasciati immigrare clandestinamente, un'Argentina potenza nucleare da rendere terza forza fra Stati Uniti ed Unione Sovietica nel panorama politico internazionale. E agenti dei servizi segreti a contrastarsi senza esclusione di colpi in tanti angoli del Pianeta.

“Domani, quando ci incontreremo, spero non mi chiederete più «quanto c'è di vero», ma vi batterete affinché certe brutte notizie trovino sempre meno spazio nelle cronache e sempre di più nei romanzi...”. Sta qui l'utile per iscopo de La voce del destino. Realtà? Fantasia? Comunque Marco Buticchi ci regala oltre seicento pagine di un romanzo appassionante da leggere tutte d'un fiato. (g.a.)

Marco Buticchi, La voce del destino, Milano, Longanesi & C., 2011 (€ 19,00)

Marco Buticchi (La Spezia, 1957) è entrato nel mondo della narrativa nel 1991 con il romanzo, autoprodotto, Il cuore del profeta, seguito l'anno successivo da L'ordine irreversibile. Nel 1997 Le pietre della luna viene pubblicato da Longanesi, così come accadrà per tutte le sue opere successive: Menorah (1998), Profezia (2000), La nave d'oro ( 2003), L'anello dei re (2005), Scusi, bagnino, l'ombrellone non funziona! (2006), Il vento dei demoni (2007), Il respiro del deserto (2009) e, ultimo, La voce del destino (2011). Buticchi porta nei suoi romanzi, che hanno spesso come personaggi la ricercatrice Sara Terracini e l'ex agente del Mossad Oswald Breil, oltre alla sua abilità nel gestire la lingua scritta, le sue conoscenze dei luoghi acquisite in anni di professione come trader petrolifero che lo ha portato ripetutamente in Africa, Europa, Stati Uniti e Medioriente.

lunedì 11 giugno 2012

Premio Bancarellino

Lo spacciatore di fumetti
Autore: Baccalario Pierdomenico
Editore: Einaudi Ragazzi
Anno: 2012
Un palazzo scrostato nel centro di Budapest, una famiglia in frantumi, una scuola che nega ai ragazzi il diritto al futuro: questa è la sua vita, ma Sándor non ci sta. Non esiste forse un mondo dove la meschinità è messa al bando e il coraggio è premiato? Un mondo dove è possibile vendicare i torti, sconfiggere il crimine, punire i cattivi, difendere la libertà? Si che esiste, ma per Sándor e i suoi amici, nell'Ungheria schiacciata dagli ultimi colpi di coda del regime, è un mondo proibito: è quello dei supereroi, Batman, Spider-Man, i Fantastici Quattro, Freccia Nera... E allora Sándor decide: seminerà briciole di libertà e di giustizia intorno a sé, costi quel che costi. Spaccerà fumetti, e si metterà al passo con i supereroi che da sempre camminano al suo fianco, sentinelle invisibili della sua fantasia. Vivrà un'altra vita, segreta e spericolata, fino al giorno in cui un vento nuovo inizierà finalmente a soffiare. Età di lettura: da 12 anni.

Bancarellino, trionfa Baccalario

 L'invito del vincitore ai ragazzi: Siate spacciatori di verità 20 Maggio 2012
Da: Natalino Benacci

Quasi 1.200 studenti di scuola primaria e media hanno “incoronato” col Premio Bancarellino il libro dei loro sogni. I giovani lettori hanno scelto “Lo spacciatore di fumetti” di Pierdomenico Baccalario (Einaudi ragazzi), una storia di libertà che nasce a Budapest nel 1989. Protagonista del romanzo è Sandor, un adolescente di 15 anni che attraverso la lettura dei fumetti americani, proibiti dal regime controllato dai sovietici, comprende gli ideali di giustizia e libertà.Così decide di smerciare di contrabbando le strisce per diffondere le storie colorate dei suoi eroi preferiti e diventa uno “spacciatore” di storie fantastiche che lasciano un seme importante per lo sviluppo della coscienza critica dei ragazzi.

Il libro di Bancalario ha ottenuto 409 voti, al secondo posto del podio “Sopravvissuta” di Fulvia Degl’Innocenti (San Paolo Edizioni) con 308, “Magica amicizia” di Andrea Bouchard (Salani) 179. Gli altri due volumi in finale erano “Il compleanno di Franz” di Sebastiano Ruiz Mignone (Lapis) che ha ottenuto 113 preferenze e “Voglio essere Joel” di Cinzia Medaglia ( Edisco), 48.

«Siate spacciatori di verità» ha detto il vincitore alla folla di studenti provenienti da ogni parte d’Italia, che poco prima avevano dedicato un minuto di silenzio alle vittime dell’attentato davanti alla scuola Morvillo di Brindisi in cui è morta una sedicenne e altre ragazze sono rimaste ferite. E tra le scuole presenti al Bancarellino, presentato da Marco Profili, c’erano anche classi di Ruvo di Puglia, particolarmente commosse per la tragedia. Il vincitore, tra l’altro, è anche finalista al Bancarella Sport col libro “Volevo solo giocare al calcio” (Mondadori).

Quest’anno al Bancarellino è cambiata la formula del verdetto: non più sette minigiurati a discutere il valore dei libri finalisti, ma una platea allargata di studenti iscritti alle scuole partecipanti al “Progetto lettura” della Fondazione Città del Libro. Come vuole la tradizione questo premio nato 55 anni fa è stato ancora una volta una vera festa della lettura: protagonista principale il libro, mezzo insostituibile per creare un rapporto di libertà tra coscienza e informazione.

Provenienti da numerose province italiane in treno o in pullman gli studenti accompagnati dai loro professori hanno partecipato alla kermesse letteraria facendo un grande tifo da stadio con slogan e striscioni per sostenere i loro libri preferiti. Dopo l’incontro mattutino con gli autori (erano assenti per impegni improrogabili Cinzia Medaglia e Sebastiano Ruiz Mignone) in cui i finalisti hanno tenuto una vera e propria “arringa” per difendere il loro libro, nel pomeriggio lo scrutinio delle schede alla presenza di un notaio.

Natalino Benacci

lunedì 4 giugno 2012

Per chi non riconosce la differenza tra uomini e donne


Tony Anatrella spiega come l'ideologia del gender confonde e stravolge l'umanità



ROMA, lunedì, 4 giugno 2012 (ZENIT.org).- Presso il Centro Culturale di Milano, in via Zebedia, è stato presentato lunedì 28 maggio 2012 il volume di monsignor Tony Anatrella intitolato “La teoria del gender e l'origine dell'omosessualità”, pubblicato da San Paolo.
L'incontro, al quale hanno partecipato una settantina di persone, è stato promosso da AGAPO, Alleanza Cattolica, Obiettivo Chaire, Scienza & Vita Brescia, dall'Ufficio Famiglia e dall'Ufficio Pastorale della Salute della Diocesi di Brescia.
La serata è stata introdotta da Marco Invernizzi, curatore del volume che per l'occasione è stato presentato da Roberto Marchesini.
Ha preso poi la parola l'autore monsignor Anatrella, sacerdote, psicoanalista ed esperto in psichiatria sociale, docente universitario e consultore per il Pontificio Consiglio per la Famiglia e per il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.
Il volume consta di tre parti, la prima delle quali è una lettura della teoria del genere alla luce della lettera enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate. Questa enciclica, dedicata allo sviluppo umano, sottolinea con forza che tale sviluppo non può essere solo economico, ma deve essere innanzitutto umano.
Eppure il pensiero contemporaneo nega che esista una verità sull'uomo, una natura umana. In questo filone si situa l'ideologia di genere, che considera le componenti non biologiche della sessualità umana come puri costrutti sociali, frutto del contesto culturale o addirittura della libera scelta dell'uomo.
L'obiettivo dell'ideologia di genere è la negazione della natura umana, intesa come progetto che guida lo sviluppo di un essere concepito come maschio o femmina verso la sua piena realizzazione come uomo o donna.
A questa ideologia monsignor Anatrella contrappone il matrimonio cristiano che non è un diritto, come sostengono gli attivisti omosessualisti, bensì la realizzazione di un progetto, della natura umana nel dono di sé al coniuge.
La seconda parte è dedicata all'omosessualità e all'ideologia omosessualista come conseguenza dell'ideologia di genere. Spezzando il legame tra gli aspetti biologici e quelli psicologi e sociali della sessualità umana, infatti, l'ideologia di genere produce inevitabilmente una rottura dell'equilibrio tra i due e, conseguentemente, l'eccessiva valorizzazione dei primi a scapito dei secondi o viceversa.
Nel primo caso gli aspetti biologici verranno arbitrariamente considerati “naturali”, e modificabili i secondi (tra i quali, ad esempio, l'orientamento sessuale); nel secondo caso verrà considerato “naturale” il genere e la biologia potrà essere modificata a piacimento (come nel caso del transessualismo).
La terza parte è dedicata al rapporto tra ideologia di genere e le politiche per la “salute riproduttiva”, locuzione eufemistica per aborto e sterilizzazioni. Le politiche per la salute riproduttiva hanno trovato un notevole appoggio da parte degli ideologi di genere nell'intenzione di separare la riproduzione dalla sessualità.
Hanno concluso la serata gli interventi dei rappresentanti l'Ufficio Famiglia della Diocesi di Brescia, Scienza & Vita Milano, il presidente del Movimento per la Vita Ambrosiano e del Centro Culturale di Milano.
Monsignor Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu, Segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ha inviato un cordiale saluto ai partecipanti e a monsignor Anatrella.

Filosofia

venerdì 25 maggio 2012

Premio Strega 2012: i 12 finalisti (3)


Il corridoio di legno




A Berlino per un'indagine, un poliziotto torna al collegio in cui ha passato l'adolescenza. Qui si è formato il gruppo di amici che, una volta tornati in Italia, hanno dato origine alla lotta armata. Lui vuole capire come è successo, da quale male privato è nato il male pubblico. E ricostruisce la vicenda di due fratelli, del loro sodalizio e della loro competizione, e la storia delle loro donne tra Berlino, una livida Roma e una piccola isola persa in un lago. Il tutto in uno scenario dominato dalle milizie di un regime autoritario che si è istaurato in conseguenza della contestazione e del terrorismo. Un romanzo radicato nella concretezza dei luoghi ma fantastico quanto alla dimensione storica. La realtà non è andata così, ma così poteva forse andare a finire.

La sesta stagione



È il 1934. A Civita Turrita, sull'Appennino toscano, si inaugura con solennità il nuovo santuario, e proprio nel momento di massimo fulgore di questo paese inizia la storia della sua decadenza. Nelle vicende profondamente umane dei tre seminaristi Piero, Ottavio e Oreste, e dei loro superiori, amici, avversari, irrompono gli eventi principali del nostro Novecento, dalla Seconda guerra mondiale al Sessantotto, e oltre fino agli Anni di piombo. Don Piero Menardi racconta dei suoi due colleghi, prima amici inseparabili e poi nemici giurati; dell'infatuazione politica del suo vescovo per il Duce; della guerra che spezza i destini e distrugge le famiglie; di partigiani e delatori; della contesa perenne fra democristiani e comunisti nel dopoguerra; di chi si perde nelle lotte studentesche; di preti ribelli che rifiutano l'abito. Nella vita della piccola comunità di Civita Turrita si rispecchiano dunque i mutamenti della Nazione, in una parabola di cinquant'anni dove tutti religiosi e laici - subiscono l'incedere della modernità. E fra i grandi giochi di potere si rivelano le debolezze di una Chiesa che fatica a tenere il passo con un'epoca sempre più veloce. "La sesta stagione" intreccia tanti destini sullo sfondo della Storia d'Italia del XX secolo, stratificando i documenti e i fatti reali alle radici del tempo presente.



La rabbia 




Il Padre, Leandro Van Sandt, è un affermato scrittore di settantanni, in preda a un esaurimento nervoso dopo la separazione dalla moglie, politica in carriera ascesa al rango di ministra con portafogli in un governo di fine anni ottanta. Il Figlio, Filippo Van Sandt, è un quarantenne insicuro e autodistruttivo e forse non riuscirà mai a diventare Padre. Vive a Berlino come un fuggitivo dopo aver rinunciato ai concorsi universitari che potrebbero fare di lui uno stimato professore di diritto. A unire i due protagonisti in un comune destino di solitudine e dispersione del proprio talento, le premure interessate di una maggiorata e un feroce pitbull di nome Agave. Con una scrittura densa e orgogliosamente poetica, Marco Mantello mette in i scena una tragedia sari-lirica dell'Identità, sulle ceneri di una Provincia grande quanto la Penisola, dove sfilano carabinieri suicidi, portieri stupratori di colf, accademici col codazzo di allievi, funzionari di case editrici persi nelle loro riunioni del martedì, vecchie zitelle con la mania del tiro a segno, preti prestati alla politica attiva e avvocati divorzisti con un passato da No Global.



La logica del desiderio 

 Giuseppe Aloe

Il cortile interno di un palazzo di inizio secolo, un posto tranquillo. Un ragazzo passa interi pomeriggi, sul ballatoio, a correggere un romanzo che non riuscirà mai a pubblicare, a leggere e a seguire i curiosi movimenti dei gatti. Poi un giorno, su una bella macchina grigia, in compagnia del marito, arriva Vespa, "l'inappuntabile ritratto dello splendore", che ha gli occhi più irrefrenabili che lui abbia mai visto. In poco tempo i due diventano amanti. Non è il solo, però. E presto la donna si stanca di lui. La passione che aveva sconvolto quella calma solo apparente diventa allora morbosa e alimenta inquietudini e nevrosi rivelando di quali elementi sia fatta, in fondo, la materia del desiderio e dove possa portare, senza averne quasi cognizione, la sua imprevedibile logica, ammesso che ne esista una.


 

mercoledì 23 maggio 2012

Premio Strega 2012: i 12 finalisti (2)




Così in terra

Davide Enia 

Davidù sale sul ring per la prima volta a nove anni. Cresciuto senza un padre - il Paladino, pugile fenomenale, morto poco prima della sua nascita - in una Palermo sporca, violenta e luminosa, sotto la protezione del gigantesco zio Umbertino e dell'enigmatico nonno Rosario, ci racconta cinquant'anni di storia, dal '42 al '92, accompagnato da una schiera di personaggi memorabili: il compagno di giochi Gerruso, il Maestro di boxe Franco, la madre discreta e premurosa, il tenente D'Arpa, la saggia nonna Provvidenza, compare Randazzo, Nina dalla "bocca di gelso" e altri ancora. Le loro storie, comiche e tragiche, scivolano le une nelle pieghe delle altre, componendo il ritratto di una famiglia, di una città, di un mondo in battaglia, pieno di grazia e ferocia.



 
 

La colpa 

Lorenza Ghinelli


Estefan nasconde un segreto inconfessabile, un macabro ricordo d'infanzia che lo perseguita. Forse si è macchiato di un crimine atroce, oppure è vittima di una memoria bugiarda, che distorce la realtà. Ma nella realtà, qual è la colpa per cui sua madre e suo padre hanno smesso di amarlo? Anche Martino, il suo migliore amico, custodisce un terribile segreto, una verità sconvolgente che nessuno deve conoscere. Il male che condividono li ha resi complici. Il male che condividono li ha uniti in un legame indissolubile. Non si confidano, chiusi in un silenzio che saranno costretti a infrangere solo quando il passato minaccerà di tornare. Finché un giorno la strada di Estefan si incrocia con quella di Greta, una bambina di appena nove anni che ha perso entrambi i genitori. Cresciuta in campagna, circondata da una decadente periferia industriale, vive come prigioniera nella casa del nonno. Il loro incontro, figlio dell'ennesimo episodio violento, sarà il primo passo verso la redenzione. "La colpa" è un romanzo graffante e diretto che parla del dolore dell'infanzia ignorato dal mondo adulto e della possibilità di riscattarsi, nonostante tutto.







La scomparsa di Lauren Armstrong 

 
 
Eva Loi è la giovane doppiatrice di Lauren Armstrong, una delle più luminose star del cinema mondiale, a cui sente di essere legata da un vincolo impalpabile. Ama il suo lavoro, anche se è adombrata da malinconie e spettri di un passato mai del tutto rimosso. Le piace rinascere in sala di registrazione. Un giorno però Lauren Armstrong se ne va dalle scene e dal mondo, in un esilio volontario ma misterioso. Si può sparire del tutto senza lasciare conseguenze? La vita di Eva inevitabilmente ne viene travolta. È come se anche lei iniziasse a scomparire insieme all'attrice. Non lo saprebbe dire a parole, o confessare a qualcuno, ma ogni giorno scende di un gradino verso qualcosa di buio e indefinibile. In quel buio incrocia sua madre Ella. Una donna fuori dal comune, molto diversa da Eva, inquieta, enigmatica. Vent'anni prima di Lauren Armstrong, anche Ella ha tentato di sparire nel nulla. Nel 1989 è andata a Berlino, proprio nei giorni in cui cadeva il Muro. In quei momenti folli pieni di libertà e speranza, Ella ha nascosto per qualche tempo la sua profonda insoddisfazione. E ha lasciato dietro di sé una scia di relazioni che vent'anni dopo Eva proverà a ricostruire. Intanto di Lauren nessuna traccia. Un romanzo denso, sorretto da una scrittura che non smarrisce mai il controllo e conduce il lettore verso uno dei suoi più contraddittori tabù: è possibile fuggire dalla propria vita?
 
 
 
 

Malacrianza

 
 
"Malacrianza" è tutto quello che il mondo adulto respinge, condanna o sfrutta del mondo dell'infanzia. È come la memoria tradita della propria infanzia, come una favola nera che tutto avvolge e riscrive. È il bambino che si mette le dita nel naso, la bambina che allegramente ruba o quella che tristemente si prostituisce, ragazzini violenti che in Sud America si difendono dal potere violento che li usa, i bambini che esercitano l'arte di arrangiarsi in qualche paese dell'Est o nel mondo arabo, è una leggenda indiana e una nuova vita che verrà. "Malacrianza" mette in fila vicende 'esemplari' di sopraffazioni e di piccole solidarietà, di soprusi e di sogni disposti a tutto per potersi avverare. Un viaggio nell'infanzia in varie parti del mondo con i bambini che vivono nelle fogne, quelli di strada, delle favelas, il commercio e la prostituzione infantile... Un viaggio circolare, un racconto senza falsi pudori, senza retorica e ipocrisie, capace di addentrarsi fin nei recessi profondi dell'offesa più intollerabile, quella verso i più deboli e indifesi. Un caleidoscopio di storie che, intrecciandosi una nell'altra, danno vita a un'unica storia dell'infanzia tradita. A un affresco in cui non mancano mai l'umanità e perfino l'ironia e dove c'è sempre la freschezza di uno sguardo innocente. Una spericolata, emozionante avventura linguistica in cui l'autore passando dalla terza alla prima persona, riesce a dar voce credibile a bambini perennemente costretti a difendere il proprio futuro.

 

 

 




 

martedì 22 maggio 2012

Premio Strega 2012: i 12 finalisti (1)

Silenzio dell'onda

Gianrico Carofiglio
Da mesi, il lunedì e il giovedì, Roberto Marias attraversa a piedi il centro di Roma per raggiungere lo studio di uno psichiatra. Si siede davanti a lui, e spesso rimane in silenzio. Talvolta i ricordi affiorano. E lo riportano al tempo in cui lui e suo padre affrontavano le onde dell'oceano sulla tavola da surf. Lo riportano agli anni rischiosi del suo lavoro di agente sotto copertura, quando ha conosciuto il cinismo, la corruzione, l'orrore. Fuori, ma anche dentro di sé. Di professione fantasma, ha imparato a ingannare, a tradire, a sparire senza lasciare traccia. Una vita che lo ha ubriacato e travolto. Le parole del dottore, le passeggiate ipnotiche in una Roma che lentamente si svela ai suoi occhi, l'incontro con Emma, come lui danneggiata dall'indicibilità della colpa, gli permettono di tornare in superficie. E quando Giacomo gli chiede aiuto contro i suoi incubi di undicenne, Roberto scopre una strada di riscatto e di rinascita.

Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi

Alessandro Piperno
Inseparabili. Questo sono sempre stati l'uno per l'altro i fratelli Pontecorvo, Filippo e Samuel. Come i pappagallini che non sanno vivere se non sono insieme. Come i buffi e pennuti supereroi ritratti nel primo fumetto che Filippo ha disegnato con la sua matita destinata a diventare famosa. A nulla valgono le differenze: l'indolenza di Filippo - refrattario a qualsiasi attività non riguardi donne, cibo e fumetti - opposta alla determinazione di Samuel, brillante negli studi, impacciato nell'arte amatoria, avviato a un'ambiziosa carriera nel mondo della finanza. Ma ecco che i loro destini sembrano invertirsi e qualcosa per la prima volta si incrina. In un breve volgere di mesi, Filippo diventa molto più che famoso: il suo cartoon di denuncia sull'infanzia violata, acclamato da pubblico e critica dopo un trionfale passaggio a Cannes, fa di lui il simbolo, l'icona in cui tutti hanno bisogno di riconoscersi. Contemporaneamente Samuel vive giorni di crisi, tra un investimento a rischio e un'impasse sentimentale sempre più catastrofica: alla vigilia delle nozze ha perso la testa per Ludovica, introversa rampolla della Milano più elegante con un debole per l'autoerotismo. Nemmeno l'eccezionale, incrollabile Rachel, la "mame" che veglia su di loro da quando li ha messi al mondo, può fermare la corsa vertiginosa dei suoi ragazzi lungo il piano inclinato dell'esistenza. Forse, però, potrà difendere fino all'ultimo il segreto impronunciabile che li riguarda tutti... 

Nel tempo di mezzo

Marcello Fois
Vincenzo Chironi mette piede per la prima volta sull'Isola di Sardegna - "una zattera in mezzo al Mediterraneo" - nel 1943, l'anno della fame e della malaria. Con sé ha solo un vecchio documento che certifica la sua data di nascita e il suo nome, ma per scoprire chi è lui veramente dovrà intraprendere un viaggio ancora più faticoso di quello affrontato col piroscafo che l'ha condotto fin li. A Nuoro trova ad attenderlo il nonno, Michele Angelo maestro del ferro, che gli farà da padre e da complice in parti uguali -, e soprattutto sua zia Marianna, che vede nell'inaspettato arrivo del nipote l'opportunità per riscattare un'esistenza puntellata dalla malasorte. Anni dopo, quando ormai a Nuoro la presenza di Vincenzo Chironi sembra scontata, naturale come il mare e le rocce, la forza del sangue torna a far sentire il suo richiamo. Perché quando Vincenzo conosce Cecilia, che ha "gli occhi di un colore che non si può spiegare", innamorarsi di lei gli sembra l'unica cosa possibile. Anche se è promessa sposa di Nicola, con cui lui è mezzo parente... Se è vero che "la disobbedienza chiama il castigo", forse è anche vero che quell'amore è l'ultimo anello di una catena destinata a non aver fine. Dopo l'epopea di "Stirpe", Marcello Fois - con una lingua capace di abbracciare l'alto e il basso, e di potenziare lo scorrere del tempo - dipinge un mondo in cui i paesaggi sono vivi come i personaggi che li abitano. 

Qualcosa di scritto

Emanuele Trevi
 Roma, primi anni Novanta. Mentre i sogni del Novecento volgono a una fine inesorabile e Berlusconi si avvia a prendere il potere, uno scrittore trentenne cinico e ingenuo, sbadato e profondo assieme trova lavoro in un archivio, il Fondo Pier Paolo Pasolini. Su quel dedalo di carte racchiuso in un palazzone del quartiere Prati, regna una bisbetica Laura Betti sul viale del tramonto: ma l'incontro con la folle eroina di questo libro, sedicente eppure autentica erede spirituale del poeta friulano, equivale per il giovane a un incontro con Pasolini stesso, come se l'attrice di "Teorema" fosse plasmata, posseduta dalla sua presenza viva, dal suo itinerario privato di indefesso sperimentatore sessuale e dalla sua vicenda pubblica d'arte, eresia e provocazione. "Qualcosa di scritto" racconta la linea d'ombra di questo contagio e l'inevitabile congedo da esso - un congedo dall'adolescenza e da un'intera epoca; ma racconta anche un'altra vicenda, quella di un'iniziazione ai misteri, di un accesso ai più riposti ed eterni segreti della vita. Una storia nascosta in "Petrolio", il romanzo incompiuto di Pasolini che vide la luce nel 1992 e che rivive qui in un'interpretazione radicale e illuminante. Una storia che condurrà il lettore per due volte in Grecia, alla sacra Eleusi: come guida, prima il libro postumo di Pier Paolo Pasolini, poi il disincanto della nostra epoca - in cui può tuttavia brillare ancora il paradossale lampo del mistero.
 

Premio Strega 2012: i 12 finalisti

Il premio Strega: la storia Il Premio esiste dal 1947: è nato nel salotto letterario di Maria e Goffredo Bellonci, con il contributo di Guido Alberti, proprietario della casa produttrice del Liquore Strega. Inizialmente erano i suoi frequentatori, chiamati Amici della Domenica, ad eleggere il vincitore del Premio. Sono stati selezionati i 12 libri che si disputeranno la 66esima edizione del Premio Strega.La prima votazione si terrà il 13 giugno in Casa Bellonci. Conosceremo il vincitore il 5 luglio.