venerdì 22 giugno 2012

Selezione Bancarella 2012 - 6 -

 

Prepariamoci

Autore: Luca MERCALLI
Editore: Chiarelettere                                                             
Anno: 2012
Come salvarci quando l'energia non ci basterà più                       

“Se ognuno avesse accesso infinito a tutte le risorse, se non si accumulassero scorie e detriti, se non ci fossero disastri climatici, parassiti, malattie... saremmo nel paradiso terrestre”. Ma la storia, né quella del passato, né quella che si proietta verso il futuro, non è fatta con i se: essa si alimenta dei fatti e su questi si costruiscono le relazioni, le concatenazioni per le quali dallo ieri scaturisce l'oggi e dallo ieri e dall'oggi insieme verrà il domani. Potrebbe essere riassunto così il messaggio che Luca Mercalli vuole proporci col suo Prepariamoci: Un piano per salvarci quando saremo chiamati a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza e forse più felicità. Un libro che ha l'agilità del racconto, fatto di capitoli brevi, proposti in un linguaggio semplice, con contenuti sostenuti da rigorosi riferimenti scientifici, tradotti però in modo tale da essere immediatamente comprensibili anche a chi manca di quella cultura scientifica che traspare sempre, anche dalle puntuali citazioni poste in nota e dalla bibliografia ampia che - dice l'A. - non può essere saltata, come accade di solito, perché essenziale per trovare le istruzioni per andare oltre.
Prepariamoci si pone nella linea di chi guarda preoccupato ad un futuro che rischia di essere deprivato di energia per l'uso smodato, richiesto da una società che fa del consumismo e del profitto le proprie leggi. Ma non per questo Mercalli vuole promuovere nuovi secoli bui. Ci sono le possibilità, le risorse per costruire un futuro a misura d'uomo, ma saranno disponibili soltanto se si sapranno correre le sfide che i tempi stanno proponendo: quelle delle energie rinnovabili, dell'accettazione convinta di scelte ambientaliste (cioè coerenti con la realtà in cui si vive), che evitino il saccheggio dell'oggi che svuota le risorse per il domani. Di qui il rifiuto di avventurarsi in opere faraoniche che non manterranno nessuna utilità quando, dopo decenni, saranno realizzate a scapito di un territorio definitivamente degradato.
Di qui la scelta di Mercalli di modificare il proprio stile di vita, per renderlo coerente, attraverso alcune semplici ricette che il libro propone ai lettori, con una gestione assennata dell'energia; si va dall'utilizzo consapevole dell'automobile a quello dei pannelli solari, dalle stufe ad alto rendimento termico all'orto, dalle conserve alimentari al superamento dei capricci, che offrono soddisfazioni effimere e rendono più poveri. Nella consapevolezza che la natura che ci sta intorno deve essere comunque difesa e garantita, perché, come del resto gli umani, le mucche non mangiano cemento. (g.a.)

Luca Mercalli, Prepariamoci, Milano, Chiarelettere, 2011 (€ 14,00)

Luca Mercalli (Torino, 1966) vive in Val di Susa, dove si è trasferito in coerenza con lo stile di vita che ha scelto di promuovere. Svolge incarichi di docenza per università, corsi di specializzazione e formazione professionale e scuole di ogni ordine e grado, è Presidente della Società meteorologica italiana e, anche come tale, partecipa al programma di Rai 3 Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio, ove, oltre a fornire le previsioni del tempo per i primi giorni della settimana successiva, propone pillole di conoscenza non solo sui fenomeni atmosferici, ma sulla gestione dell'ambiente, anche con riferimenti alla stretta attualità (non ultima la lotta contro la TAV attraverso la Val di Susa). È autore di saggi sulla meteorologia e di stampo ambientalistico, come I tempi sono maturi (2004), Le mucche non mangiano cemento (2004, con Chiara Sasso), Filosofia delle nuvole (2008).

Selezione Bancarella 2012 - 5 -

Il mercante di libri maledetti

Autore: Marcello Simoni
Editore: Newton Compton editori srl        
Anno: 2012
Una corsa nel Medio Evo fra riti magici ed alchimie

Il mercante di libri maledetti è la storia di un libro esoterico, i cui segreti sono nascosti da enigmatici codici. Tre viaggiatori dal passato pieno di ombre in cammino lungo un’Europa medioevale attraversata da eresie, guerre, miserie e monaci scomparsi. Una setta segreta bramosa di possedere il libro misterioso e che cercherà di ostacolare in ogni modo il viaggio dei tre viandanti. Quattro tappe tra Venezia e Santiago de Compostela alla caccia dell’arcano per aprire le porte del mondo alla venuta degli angeli.
Gli eventi partono dal mercoledì delle ceneri del 1205, quando padre Vivïen de Narbonne è costretto a fuggire, braccato da un manipolo di cavalieri che indossano strane maschere. Il monaco possiede un testo molto prezioso, che non è disposto a cedere ai suoi inseguitori. Dopo tredici anni un messaggio recapitato ad un mercante di libri di origine spagnola dà il via alla nuova ricerca. Sono questi i punti nodali su cui si muove l’intreccio narrativo de “Il mercante di libri maledetti” di Marcello Simoni. Un volume caratterizzato dalla narrazione scorrevole, di piacevole lettura, che si muove più sui canoni del romanzo d’avventura che secondo quelli classici del giallo, anche se spesso i contorni dei generi si fondono, dimostrando, comunque, una buona padronanza di scrittura da parte dell’autore. Il contesto è quello del Medioevo, affrontato in maniera storicamente forse non del tutto rispondente alla realtà, ma strizzando l’occhio ad un genere, quello del thriller ambientato nei “secoli bui”, che sta spopolando anche se non sempre con testi di effettivo valore. Un rischio che l’A. sa di correre, ma ciò nonostante non disdegna la sfida, offrendo al lettore una narrazione avvincente, sullo stile - come si legge sulla retro-copertina - de I pilastri della terra di Ken Follet o di Il nome della rosa di Umberto Eco.
I protagonisti si muovono, quindi, ai margini della Grande Storia, solo sfiorandola e dando, invece, ampio spazio a venature di colore esoterico e misterioso, con riferimenti ad alchimie, riti magici e testi proibiti. Il romanzo si sviluppa, così, come una vera e propria “caccia al tesoro”, dove ogni tappa sarà fondamentale per aggiungere un tassello di conoscenza alla verità finale che si presenterà, alla fine della narrazione, in maniera sorprendente tramite una serie di colpi di scena. (r.s.)

Marcello Simoni, Il mercante di libri maledetti, Roma, Newton Compton editori srl, 2011 (€ 9,90)

Marcello Simoni (Comacchio, 1975), ex archeologo, laureato in Lettere, svolge attualmente il lavoro di bibliotecario. Ha pubblicato diversi saggi storici, ha partecipato all’antologia 365 racconti horror per un anno, a cura di Franco Forte (2011). Altri suoi racconti sono usciti per la rivista letteraria «Writers Magazine Italia». Il mercante di libri maledetti è il suo primo romanzo, già pubblicato con successo in Spagna nel 2010 con il titolo El secreto de los cuatro ángeles.

Selezione Bancarella 2012 - 4 -







I poeti morti non scrivono gialli

Autore: Bjorn Larsson
Editore: Iperborea
Anno: 2012
E’ la parola che dà senso alla vita

E’ molto originale l’impianto narrativo: sono presenti tutti gli elementi strutturali di un giallo, però l’indagine è quasi un espediente per parlare di poesia, amata intensamente dal poliziotto-poeta Barck, che spera di poter trovare un editore che stampi i suoi versi. Jean Y. prima vittima è poeta che cerca sempre un contatto diretto con la realtà perché sa che “la poesia illumina il mondo sotto una luce nuova e intensa”, “ha acume a dire la verità”, rende eterno il fuggevole e il provvisorio. La sua sofferta decisione di scrivere un romanzo giallo, sollecitato dall’editore Petersén che spera di venderlo meglio delle raccolte di poesia che pochissimi leggono, viene considerata un tradimento da Tina, vendicativa “musa” fanatica d’amore per la poesia o di questa rivale? Larsson ha fatto un libro che si legge molto bene, fluido nella narrazione, con “semi” di indizio disposti al punto giusto della “fabula”, stimola l’interesse, ha ottime capacità di “sedurre” il lettore, i personaggi hanno convincente spessore, le molteplici notazioni letterarie si intersecano con la tipologia del racconto giallo, ma senza dare effetto di ibridismo tematico. In modo colloquiale ma profondo si riflette di filosofia e di teorie estetiche, con un garbato attacco contro i professori di lettere all’Università che hanno trasformato lo studio della letteratura “da critica a scienza” allontanandosi dalle brucianti domande che essa ha sulla vita, il linguaggio, la società. Con forte sguardo di denuncia sull’attualità l’autore (un giallista che ironizza su se stesso dicendo, senza crederlo, che i gialli sono da considerare un sottoprodotto letterario) parla con leggerezza della falsità delle campagne mediatiche, dei “misfatti” dei banchieri che vogliono massimizzare il profitto dimenticando che l’uomo è molto più complicato, ha sogni, paure, fede nei miti e ha sentimenti. Sono i poeti che entrano nella vita vera, consolano, sanno muoversi al di là dei limiti del controllabile, capiscono le ingiustizie sociali ed economiche che fanno sempre pagare alla gente comune il prezzo degli eccessi dei potenti col loro “mantra”che bisogna seguire il mercato.
Un romanzo dunque costruito su due piani paralleli ma anche contigui, frammenti di rigorosa realtà si intersecano con l’invenzione: la poesia non si piega al giogo della verosimiglianza e al funerale di Jean Y. si recita Regalami una poesia/che non comincia/e non finisce di Yvon Le Men. La parola, dono di Dio, è una forza creativa che dà senso alla vita e trova la sua più alta espressione nell’arte e nella letteratura. Per questo vive e per questo muore Jean Y. e non solo lui. Il movente dei delitti è pertanto inconsueto, la poesia non è il linguaggio degli assassini e forse nemmeno la verità della polizia, ma è proprio con le intuizioni del poeta che il poliziotto-poeta Barck scioglierà l’intrigo, ben narrato, con finale intuibile, eppure sorprendente, come si richiede al genere letterario del libro giallo. (m.l.s.)

Bjorn Larsson, I poeti morti non scrivono gialli, Milano, Iperborea, 2011 (€ 17,00)

Bjorn Larsson (Jönköping – Svezia, 1953) docente di letteratura francese all'Università di Lund, esperto velista, inizia la sua carriera di scrittore nel 1980 con una raccolta di racconti cui fa seguito il romanzo Il cerchio celtico, pubblicato nel 2000 in Italia da Iperborea (l’editrice attenta alle opere delgli autori del Nord Europa, che pubblica anche tutte le altre opere di Larsson tradotte in italiano). Oltre che Il cerchio celtico ed I poeti morti non scrivono gialli, suoi romanzi disponibili nella nostra lingua sono La vera storia del pirata Long John Silver, Il porto dei sogni incrociati, L'occhio del male, La saggezza del mare, Otto personaggi in cerca (con autore) e Bisogno di libertà, l’autobiografia dell’A., scritta in francese e pubblicata in Francia nel 2006.

Selezione Bancarella 2012 - 3 -

Semina il vento

Autore: Alessandro Perissinotto
Editore: Piemme
Anno: 2012
Morire di tradizione

Un avvocato, difensore d'ufficio, entra in carcere per incontrarvi un detenuto arrestato come possibile pericoloso terrorista.Si tratta di un maestro che ha lasciato un gratificante incarico professionale nella cosmopolita Parigi per insegnare in una pluriclasse voluta dai valligiani del suo piccolo paese nelle Alpi piemontesi. Con lui c'è Sharin, una giovane donna di origini iraniane, laica, colta, lontana dall'Islam, che lo segue a Molini di Badallo (paese immaginario, ma non troppo...); lì pare anch'essa trovare la felicità e le radici che la rivoluzione khomeinista le avevano negato. Poi, le incomprensioni, le diffidenze che serpeggiano e si fanno manifeste, fino a divenire rifiuto dichiarato per la bella “straniera”, che, disinibita ed occidentalizzata, ha difeso con veemenza la libertà di una donna musulmana alla quale, in forza di una ordinanza emessa da un sindaco leghista di origini meridionali, i vigili volevano impedire di restare al fiume in burqini. Di qui la scelta di Sharin di opporre ad una tradizione un'altra tradizione, di ribellarsi fino in fondo, fino all'attentato suicida.
Semina il vento è un giallo giocato sulla lentezza della vita di un carcerato per amore, che compila un diario fatto di flashback suggeriti da fotografie scattate a suggellare i momenti più belli di un'esistenza a due.
Storia d'amore di Giacomo per Shirin, ma anche di lui per il proprio paese abbarbicato alla montagna, dove i colori sono quelli delle foglie di castagno che si possono scorgere ad una ad una, della neve che smorza tutto in un biancore pacificante, delle vette che chiudono l'orizzonte e danno l'idea di proteggere una comunità salda ed affratellata. Con Cesare Pavese de La luna e i falò, il maestro Musso può dapprima affermare che “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti" , può lasciarsi convincere ad abbandonare Parigi per rientrare al villaggio, per riscoprirvi e salvaguardare le tradizioni in quanto “radici” e per impiantarvi una scuola privata, voluta dai paesani perché i loro figli non debbano scendere quotidianamente al capoluogo e mescolarsi con gli altri. Senza accorgersi da subito che in questo non volere mescolarsi con gli altri c'è sottesa la volontà di non imbastardirsi con i cinesi, i nordafricani, i rumeni, che quella scuola frequentano. È quando le radici diventano oppressive e danno voce alla xenofobia ed al razzismo che l'idillio del paese si dilegua; le amicizie e la convivenza affettuosa vengono meno; le tradizioni si fanno fonte di un odio irrazionale che non ammette riconciliazione. Il giocattolo Molini si spezza irrimediabilmente e la favola si fa tragedia. “Se semini vento – dice un proverbio – raccogli tempesta”. (g.a.)

Alessandro Perissinotto, Semina il vento, Milano, Piemme, 2011 (€ 16,50)

Alessandro Perissinotto (Torino, 1964) laureato in Lettere, docente all'Università di Torino, autore di saggi sulla semiologia della fiaba, sulla multimedialità e sulla didattica della letteratura (lI testo multimediale, Gli attrezzi del narratore, e, con G.P. Caprettini, il Dizionario della fiaba ) è approdato, nel 1997, alla narrativa con L’anno che uccisero Rosetta (Sellerio), seguito, nel 2000, da La canzone di Colombano e, nel 2004, da Al mio giudice (Rizzoli). Nel 2006 inaugura un filone che ha per protagonista la psicologa Anna Pavesi (Una piccola storia ignobile, L'ultima notte bianca e L'orchestra del Titanic), romanzi cui segue il saggio su La società dell'indagine e, quindi, prima di Semina il vento, nel 2010, Per vendetta, storia d'amore e di follia, ambientato in un'Argentina che non ha ancora sanato le ferite lasciate aperte dalla dittatura Collabora con il quotidiano La Stampa, per il quale scrive articoli e racconti che appaiono sul supplemento TorinoSette.

Selezione Bancarella 2012 - 2 -




Così in terra

Autore: Davide Enia
Editore: Baldini Castoldi Dalai editore
Anno: 2012
La ferocia di vincere

“Così in terra”. Così è a Palermo, visitata per lampi di luce in un mezzo secolo della sua storia, da quando la sua gente, nella fase più cruenta del secondo conflitto mondiale, viveva il terrore delle bombe alleate a quando altre bombe, quelle delle stragi di mafia, scuotono strade ove la violenza è quotidianità. Davide Enia tratteggia la realtà del capoluogo siciliano, proponendone i ritmi attraverso un folto gruppo di personaggi, che ruotano attorno ad una palestra di pugilato. Preminente e filo conduttore della narrazione è Davidù, che alla boxe arriva necessariamente, per rispetto della tradizione familiare. Pugile lo zio Umbertino, pugile il padre, il mitico Paladino, perito tragicamente in un incidente automobilistico alla vigilia della sfida che lo avrebbe portato a disputare il titolo nazionale; morto quando Davide era ancora nel grembo della madre e che compare, figura sfumata, ma pregnante, tra le righe del romanzo, dove si intrecciano storie nella storia. Amici che non sono amici, amori adolescenziali che faticano a sbocciare, il mito del sesso portato al parossismo (con tutto un armamentario di pregiudizi giovanili e di credenze difficili da sfatare), la voglia di riscatto, di affermarsi, di crescere. E la violenza, meglio la ferocia quale ingrediente necessario per la vittoria Davidù catalizza un mondo dove la pietà non è quasi mai di casa: l'unico gesto di perdono lo si ritrova quando nonno Rosario posa a terra il bastone con cui avrebbe potuto legittimamente vendicarsi del cane “reo” di aver morso il nipote che intendeva tirargli la lingua. C'è la storia di Garruso, che prova a crescere di fronte alla morte della madre e si attacca al pugile-Poeta nella ricerca spasmodica di un'amicizia mai apertamente dichiarata, ma di fatto concessa e forte. C'è Umbertino, sconfitto sul ring, che cerca il riscatto nel volere campione il nipote. Ci sono Nina e la bionda Eliana. Ci sono la guerra d'Africa e la prigionia. E sullo sfondo le notizie, buttate là, senza enfasi, degli attentati a Falcone e Borsellino, ineluttabili, di fronte ai quali l'unica reazione è verificare che i percorsi di allenamento di Davidù non sfiorino abitazioni di magistrati. Non si sa mai: sarebbe un'atroce beffa del destino perdere un altro campione alla vigilia di un incontro importante! Ma non tutto è così. Accanto alla boxe, dopo che “il pesce squalo” è andato alla guerra ed ha trovato il suo “campo di battaglia” nel quale la “ferocia” è d'obbligo, c'è lo studio delle lettere classiche, con la nonna maestra che insegna i rudimenti del latino a Davidù ancora bambino, la sua promozione a pieni voti al classico: altre speranze, diverse da quelle del ring, da dove, però, occorre uscire vincenti. Su tutto impera il silenzio, perché “pochissime esperienze sono così narrative come il silenzio tra due persone che si sono appena lasciate”, poiché “nella comunicazione tra esseri umani” il senso transita “soltanto a livello minimo attraverso le parole”. Ed il dialetto, usato ampiamente soprattutto nel prima parte del racconto, è strumento quanto mai efficace (anche se ostico per i non siciliani) di sentimenti convulsi, pregnanti, che sottendono una realtà dai colori accesi. (g.a.)

Davide Enia, Così in terra, Milano, Baldini Castoldi Dalai editore, 2012 (€ 17,50)

Davide Enia (Palermo, 1974) con Così in terra entra appieno nel mondo della narrativa, dopo che vi aveva fatto capolino nel 2010 con il racconto Mio padre non ha mai avuto un cane. La sua attività artistica fino ad oggi preminente è stata il teatro, al quale ha dedicato buona parte della sua vita da quando, nel 2002, aveva scritto, diretto ed interpretato «Italia-Brasile 3 a 2», pièce sulla gloriosa partita del 1982, seguita da Maggio ‘43 (sui bombardamenti su Palermo di quell'anno) e da Scanna (la storia della vita di una famiglia confinata in un rifugio durante la guerra. Ampia anche la sua produzione in campo radiofonico e televisivo, dove, fra l'altro, ha collaborato con Report.

Selezione Bancarella 2012 - 1 -

















La voce del destino

Autore: Marco Buticchi
Editore: Longanesi & C.
Anno: 2012
Fra realtà e fantasia, fra cronaca e romanzo

“L'utile per iscopo, il vero per soggetto, l'interessante per mezzo,”. Così Alessandro Manzoni codificava le regole del romanzo storico, che avrebbe applicato alla vicenda di Renzo e Lucia ed alla descrizione della realtà in cui essi si muovevano. Ma, se lo scrittore lombardo aveva, nell'Ottocento, trasferito la sua attenzione indietro d'un paio di secoli, Marco Buticchi, nel 2011, vi ha portato la storia recente, quella sviluppatasi dal secondo conflitto mondiale ai giorni nostri. Ne La voce del destino, infatti, accanto a personaggi frutto della fantasia dell'Autore, se ne trovano altri (alcuni citati esplicitamente, altri facilmente individuabili da un lettore attento), che sono parte del XX secolo: dal dittatore argentino Peron a sua moglie Evita, da Ante Pavelić al card. Montini (il futuro Paolo VI), da Licio Gelli a mons. Marcinkus. E poi il Banco Ambrosiano, Sindona, Calvi, Pecorelli, le sette segrete, la P2, i gerarchi nazisti Bormann, Himmler....
Attraverso la narrazione della cantante lirica Luce Di Bartolo, sfuggita fortunosamente ad un rapimento, che, sullo yacht dei suoi provvidenziali salvatori, Oswald Breil e Sara Terracini, racconta la propria vita, si snoda oltre mezzo secolo, da quando il nazismo ed il fascismo, sconfitti in Europa, hanno tentato di sopravvivere, in una sorta di palingenesi, in stati compiacenti, Argentina in particolare. È la storia (o il mito?) del “Quarto Reich”, della fuga dei gerarchi nazisti e dei più fedeli seguaci dell'ideologia hitleriana, lungo le ratline, percorsi simili alle sartie dei velieri lungo le quali si arrampicano i topi per sfuggire al naufragio della nave, qualche volta salvandosi.
Luce Di Bartolo narra vicende familiari, quelle di un gruppo di figli di italiani emigrati nell'Argentina degli Anni Trenta-Quaranta. Parla delle loro speranze, della violenza che ha intersecato le loro esistenze, dei loro sogni divenuti realtà: Eva, che sarà l'Evita dell'Argentina peronista, Luce Di Bartolo, l'amica dalla voce melodiosa che diverrà famosa sui palcoscenici più prestigiosi, Michele Soriano, pugile di grande successo. E poi il mafioso che allarga i propri orizzonti di ricchezza all'ombra della dittatura corrotta, il violento capo degli ustascia Ante Pavelić ed i collegamenti fra una gerarchia ecclesiastica (con l'allora card. Montini in sottofondo) disposta, in nome di un'acritica diga anticomunista, a chiudere gli occhi sulle nefandezze degli ultracattolici croati a danno di serbi, ebrei e zingari; i tentativi peronisti di costruire, con l'aiuto di tedeschi lasciati immigrare clandestinamente, un'Argentina potenza nucleare da rendere terza forza fra Stati Uniti ed Unione Sovietica nel panorama politico internazionale. E agenti dei servizi segreti a contrastarsi senza esclusione di colpi in tanti angoli del Pianeta.

“Domani, quando ci incontreremo, spero non mi chiederete più «quanto c'è di vero», ma vi batterete affinché certe brutte notizie trovino sempre meno spazio nelle cronache e sempre di più nei romanzi...”. Sta qui l'utile per iscopo de La voce del destino. Realtà? Fantasia? Comunque Marco Buticchi ci regala oltre seicento pagine di un romanzo appassionante da leggere tutte d'un fiato. (g.a.)

Marco Buticchi, La voce del destino, Milano, Longanesi & C., 2011 (€ 19,00)

Marco Buticchi (La Spezia, 1957) è entrato nel mondo della narrativa nel 1991 con il romanzo, autoprodotto, Il cuore del profeta, seguito l'anno successivo da L'ordine irreversibile. Nel 1997 Le pietre della luna viene pubblicato da Longanesi, così come accadrà per tutte le sue opere successive: Menorah (1998), Profezia (2000), La nave d'oro ( 2003), L'anello dei re (2005), Scusi, bagnino, l'ombrellone non funziona! (2006), Il vento dei demoni (2007), Il respiro del deserto (2009) e, ultimo, La voce del destino (2011). Buticchi porta nei suoi romanzi, che hanno spesso come personaggi la ricercatrice Sara Terracini e l'ex agente del Mossad Oswald Breil, oltre alla sua abilità nel gestire la lingua scritta, le sue conoscenze dei luoghi acquisite in anni di professione come trader petrolifero che lo ha portato ripetutamente in Africa, Europa, Stati Uniti e Medioriente.

lunedì 11 giugno 2012

Premio Bancarellino

Lo spacciatore di fumetti
Autore: Baccalario Pierdomenico
Editore: Einaudi Ragazzi
Anno: 2012
Un palazzo scrostato nel centro di Budapest, una famiglia in frantumi, una scuola che nega ai ragazzi il diritto al futuro: questa è la sua vita, ma Sándor non ci sta. Non esiste forse un mondo dove la meschinità è messa al bando e il coraggio è premiato? Un mondo dove è possibile vendicare i torti, sconfiggere il crimine, punire i cattivi, difendere la libertà? Si che esiste, ma per Sándor e i suoi amici, nell'Ungheria schiacciata dagli ultimi colpi di coda del regime, è un mondo proibito: è quello dei supereroi, Batman, Spider-Man, i Fantastici Quattro, Freccia Nera... E allora Sándor decide: seminerà briciole di libertà e di giustizia intorno a sé, costi quel che costi. Spaccerà fumetti, e si metterà al passo con i supereroi che da sempre camminano al suo fianco, sentinelle invisibili della sua fantasia. Vivrà un'altra vita, segreta e spericolata, fino al giorno in cui un vento nuovo inizierà finalmente a soffiare. Età di lettura: da 12 anni.

Bancarellino, trionfa Baccalario

 L'invito del vincitore ai ragazzi: Siate spacciatori di verità 20 Maggio 2012
Da: Natalino Benacci

Quasi 1.200 studenti di scuola primaria e media hanno “incoronato” col Premio Bancarellino il libro dei loro sogni. I giovani lettori hanno scelto “Lo spacciatore di fumetti” di Pierdomenico Baccalario (Einaudi ragazzi), una storia di libertà che nasce a Budapest nel 1989. Protagonista del romanzo è Sandor, un adolescente di 15 anni che attraverso la lettura dei fumetti americani, proibiti dal regime controllato dai sovietici, comprende gli ideali di giustizia e libertà.Così decide di smerciare di contrabbando le strisce per diffondere le storie colorate dei suoi eroi preferiti e diventa uno “spacciatore” di storie fantastiche che lasciano un seme importante per lo sviluppo della coscienza critica dei ragazzi.

Il libro di Bancalario ha ottenuto 409 voti, al secondo posto del podio “Sopravvissuta” di Fulvia Degl’Innocenti (San Paolo Edizioni) con 308, “Magica amicizia” di Andrea Bouchard (Salani) 179. Gli altri due volumi in finale erano “Il compleanno di Franz” di Sebastiano Ruiz Mignone (Lapis) che ha ottenuto 113 preferenze e “Voglio essere Joel” di Cinzia Medaglia ( Edisco), 48.

«Siate spacciatori di verità» ha detto il vincitore alla folla di studenti provenienti da ogni parte d’Italia, che poco prima avevano dedicato un minuto di silenzio alle vittime dell’attentato davanti alla scuola Morvillo di Brindisi in cui è morta una sedicenne e altre ragazze sono rimaste ferite. E tra le scuole presenti al Bancarellino, presentato da Marco Profili, c’erano anche classi di Ruvo di Puglia, particolarmente commosse per la tragedia. Il vincitore, tra l’altro, è anche finalista al Bancarella Sport col libro “Volevo solo giocare al calcio” (Mondadori).

Quest’anno al Bancarellino è cambiata la formula del verdetto: non più sette minigiurati a discutere il valore dei libri finalisti, ma una platea allargata di studenti iscritti alle scuole partecipanti al “Progetto lettura” della Fondazione Città del Libro. Come vuole la tradizione questo premio nato 55 anni fa è stato ancora una volta una vera festa della lettura: protagonista principale il libro, mezzo insostituibile per creare un rapporto di libertà tra coscienza e informazione.

Provenienti da numerose province italiane in treno o in pullman gli studenti accompagnati dai loro professori hanno partecipato alla kermesse letteraria facendo un grande tifo da stadio con slogan e striscioni per sostenere i loro libri preferiti. Dopo l’incontro mattutino con gli autori (erano assenti per impegni improrogabili Cinzia Medaglia e Sebastiano Ruiz Mignone) in cui i finalisti hanno tenuto una vera e propria “arringa” per difendere il loro libro, nel pomeriggio lo scrutinio delle schede alla presenza di un notaio.

Natalino Benacci

lunedì 4 giugno 2012

Per chi non riconosce la differenza tra uomini e donne


Tony Anatrella spiega come l'ideologia del gender confonde e stravolge l'umanità



ROMA, lunedì, 4 giugno 2012 (ZENIT.org).- Presso il Centro Culturale di Milano, in via Zebedia, è stato presentato lunedì 28 maggio 2012 il volume di monsignor Tony Anatrella intitolato “La teoria del gender e l'origine dell'omosessualità”, pubblicato da San Paolo.
L'incontro, al quale hanno partecipato una settantina di persone, è stato promosso da AGAPO, Alleanza Cattolica, Obiettivo Chaire, Scienza & Vita Brescia, dall'Ufficio Famiglia e dall'Ufficio Pastorale della Salute della Diocesi di Brescia.
La serata è stata introdotta da Marco Invernizzi, curatore del volume che per l'occasione è stato presentato da Roberto Marchesini.
Ha preso poi la parola l'autore monsignor Anatrella, sacerdote, psicoanalista ed esperto in psichiatria sociale, docente universitario e consultore per il Pontificio Consiglio per la Famiglia e per il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.
Il volume consta di tre parti, la prima delle quali è una lettura della teoria del genere alla luce della lettera enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate. Questa enciclica, dedicata allo sviluppo umano, sottolinea con forza che tale sviluppo non può essere solo economico, ma deve essere innanzitutto umano.
Eppure il pensiero contemporaneo nega che esista una verità sull'uomo, una natura umana. In questo filone si situa l'ideologia di genere, che considera le componenti non biologiche della sessualità umana come puri costrutti sociali, frutto del contesto culturale o addirittura della libera scelta dell'uomo.
L'obiettivo dell'ideologia di genere è la negazione della natura umana, intesa come progetto che guida lo sviluppo di un essere concepito come maschio o femmina verso la sua piena realizzazione come uomo o donna.
A questa ideologia monsignor Anatrella contrappone il matrimonio cristiano che non è un diritto, come sostengono gli attivisti omosessualisti, bensì la realizzazione di un progetto, della natura umana nel dono di sé al coniuge.
La seconda parte è dedicata all'omosessualità e all'ideologia omosessualista come conseguenza dell'ideologia di genere. Spezzando il legame tra gli aspetti biologici e quelli psicologi e sociali della sessualità umana, infatti, l'ideologia di genere produce inevitabilmente una rottura dell'equilibrio tra i due e, conseguentemente, l'eccessiva valorizzazione dei primi a scapito dei secondi o viceversa.
Nel primo caso gli aspetti biologici verranno arbitrariamente considerati “naturali”, e modificabili i secondi (tra i quali, ad esempio, l'orientamento sessuale); nel secondo caso verrà considerato “naturale” il genere e la biologia potrà essere modificata a piacimento (come nel caso del transessualismo).
La terza parte è dedicata al rapporto tra ideologia di genere e le politiche per la “salute riproduttiva”, locuzione eufemistica per aborto e sterilizzazioni. Le politiche per la salute riproduttiva hanno trovato un notevole appoggio da parte degli ideologi di genere nell'intenzione di separare la riproduzione dalla sessualità.
Hanno concluso la serata gli interventi dei rappresentanti l'Ufficio Famiglia della Diocesi di Brescia, Scienza & Vita Milano, il presidente del Movimento per la Vita Ambrosiano e del Centro Culturale di Milano.
Monsignor Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu, Segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ha inviato un cordiale saluto ai partecipanti e a monsignor Anatrella.

Filosofia