venerdì 22 giugno 2012

Selezione Bancarella 2012 - 3 -

Semina il vento

Autore: Alessandro Perissinotto
Editore: Piemme
Anno: 2012
Morire di tradizione

Un avvocato, difensore d'ufficio, entra in carcere per incontrarvi un detenuto arrestato come possibile pericoloso terrorista.Si tratta di un maestro che ha lasciato un gratificante incarico professionale nella cosmopolita Parigi per insegnare in una pluriclasse voluta dai valligiani del suo piccolo paese nelle Alpi piemontesi. Con lui c'è Sharin, una giovane donna di origini iraniane, laica, colta, lontana dall'Islam, che lo segue a Molini di Badallo (paese immaginario, ma non troppo...); lì pare anch'essa trovare la felicità e le radici che la rivoluzione khomeinista le avevano negato. Poi, le incomprensioni, le diffidenze che serpeggiano e si fanno manifeste, fino a divenire rifiuto dichiarato per la bella “straniera”, che, disinibita ed occidentalizzata, ha difeso con veemenza la libertà di una donna musulmana alla quale, in forza di una ordinanza emessa da un sindaco leghista di origini meridionali, i vigili volevano impedire di restare al fiume in burqini. Di qui la scelta di Sharin di opporre ad una tradizione un'altra tradizione, di ribellarsi fino in fondo, fino all'attentato suicida.
Semina il vento è un giallo giocato sulla lentezza della vita di un carcerato per amore, che compila un diario fatto di flashback suggeriti da fotografie scattate a suggellare i momenti più belli di un'esistenza a due.
Storia d'amore di Giacomo per Shirin, ma anche di lui per il proprio paese abbarbicato alla montagna, dove i colori sono quelli delle foglie di castagno che si possono scorgere ad una ad una, della neve che smorza tutto in un biancore pacificante, delle vette che chiudono l'orizzonte e danno l'idea di proteggere una comunità salda ed affratellata. Con Cesare Pavese de La luna e i falò, il maestro Musso può dapprima affermare che “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti" , può lasciarsi convincere ad abbandonare Parigi per rientrare al villaggio, per riscoprirvi e salvaguardare le tradizioni in quanto “radici” e per impiantarvi una scuola privata, voluta dai paesani perché i loro figli non debbano scendere quotidianamente al capoluogo e mescolarsi con gli altri. Senza accorgersi da subito che in questo non volere mescolarsi con gli altri c'è sottesa la volontà di non imbastardirsi con i cinesi, i nordafricani, i rumeni, che quella scuola frequentano. È quando le radici diventano oppressive e danno voce alla xenofobia ed al razzismo che l'idillio del paese si dilegua; le amicizie e la convivenza affettuosa vengono meno; le tradizioni si fanno fonte di un odio irrazionale che non ammette riconciliazione. Il giocattolo Molini si spezza irrimediabilmente e la favola si fa tragedia. “Se semini vento – dice un proverbio – raccogli tempesta”. (g.a.)

Alessandro Perissinotto, Semina il vento, Milano, Piemme, 2011 (€ 16,50)

Alessandro Perissinotto (Torino, 1964) laureato in Lettere, docente all'Università di Torino, autore di saggi sulla semiologia della fiaba, sulla multimedialità e sulla didattica della letteratura (lI testo multimediale, Gli attrezzi del narratore, e, con G.P. Caprettini, il Dizionario della fiaba ) è approdato, nel 1997, alla narrativa con L’anno che uccisero Rosetta (Sellerio), seguito, nel 2000, da La canzone di Colombano e, nel 2004, da Al mio giudice (Rizzoli). Nel 2006 inaugura un filone che ha per protagonista la psicologa Anna Pavesi (Una piccola storia ignobile, L'ultima notte bianca e L'orchestra del Titanic), romanzi cui segue il saggio su La società dell'indagine e, quindi, prima di Semina il vento, nel 2010, Per vendetta, storia d'amore e di follia, ambientato in un'Argentina che non ha ancora sanato le ferite lasciate aperte dalla dittatura Collabora con il quotidiano La Stampa, per il quale scrive articoli e racconti che appaiono sul supplemento TorinoSette.

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