lunedì 31 marzo 2014

Francesco Antonio MARCUCCI Evangelizzatore dei BAMBINI



Video realizzato dalla classe 3/A della Scuola Primaria "LEONARDO DA VINCI" di Castelferretti - Falconara Marittima (Ancona) - risultato 1° classificato nel Concorso indetto dall'Istituto Suore Pie Operaie dell'Immacolata Concezione di Ascoli Piceno sulla figura del loro fondatore, il Venerabile FRANCESCO ANTONIO MARCUCCI. La classe ha riproposto un Catechismo per i Bambini elaborato dal Venerabile MARCUCCI attualizzandolo con la lettura ed il commento del Catechismo di San Pio X, caratterizzati dalla facile formula di apprendimento, con DOMANDE e RISPOSTE molto immediate e facili da imparare, riguardanti la Fede Cattolica

martedì 25 marzo 2014

Capitolo Generale 27 - Don Ángel Fernández Artime eletto Rettor Maggiore della Congregazione e della famiglia salesiana

Il 27mo capitolo generale ha eletto il nuovo rettor maggiore Don Ángel Fernández Artime, che succede a don Pascual Chávez Il 27mo capitolo generale dei salesiani ha eletto il nuovo rettor maggiore, il decimo successore di don Bosco: Don Ángel Fernández Artime, fino ad ora Ispettore dell’Argentina Sud. L’Agenzia Info Salesiana (ANS) traccia questo profilo: «Don Ángel Fernández Artime, 53 anni, è nato il 21 agosto 1960 a Gozón-Luanco, nelle Asturie, Spagna; ha emesso la sua prima professione il 3 settembre 1978, i voti perpetui il 17 giugno 1984 a Santiago de Compostela ed è stato ordinato sacerdote il 4 luglio 1987 a León. Originario dell’Ispettoria di León, è stato Delegato di Pastorale giovanile, Direttore della scuola di Ourense, membro del Consiglio e Vicario ispettoriale e, dal 2000 al 2006, Ispettore. È stato membro della commissione tecnica che ha preparato il Capitolo Generale 26. Nel 2009 è stato nominato Ispettore dell’Argentina Sud, incarico che ha mantenuto fino ad ora; in virtù di questo suo ruolo ha anche avuto modo di conoscere e collaborare personalmente con l’allora arcivescovo di Buenos Aires, card. Jorge Mario Bergoglio, oggi Papa Francesco. Ha conseguito la Laurea in Teologia Pastorale e la Licenza in Filosofia e Pedagogia». Le sue prima dichiarazione è stata: «Mi abbandono nel Signore e chiediamo a Don Bosco e a Maria Ausiliatrice che ci accompagni e mi accompagni, nella fraternità dei salesiani e con la Congregazione, e con fede accetto».
Storie. Lui autistico, lei malata di tumore e... una straordinaria gioia di vivere Lui è il figlio, lei è la madre. Racconto autobiografico di come l’amore e la fede possano condurre a costruire anche là dove sembra impossibile che possa attecchire la speranza Maria Grazia Proietti e il figlio Matteo


di ANTONELLA MARIANI

E’ quel suo essere sempre un po’ bambino, ingenuo e inconsapevolmente profondo. Sono quelle sue domande a raffica, che iniziano sempre dalla stessa: «Mamma, ti posso parlare?». Matteo, il figlio. Maria Grazia, la madre. E a ruoli invertiti, quando lei si ammala e lui le offre il suo amore silenzioso. È la storia di una famiglia, quella raccontata in prima persona da Maria Grazia Proietti, medico di Terni, impegnata a combattere un tumore al seno con accanto il figlio ventenne, affetto da una forma di autismo chiamata Sindrome di Asperger. È una storia dove tutto si tiene: la "malattia" del ragazzo e quella della madre. Una storia dove ciascuno dei due trova una sponda nel dolore dell’altro e dall’altro prende il coraggio per affrontarlo. Lei è donna di grande fede, dottoressa volontaria nelle missioni africane, animatrice dei gruppi della Comunità di Sant’Egidio della sua città. Lui è un figlio molto amato, accudito e accompagnato a un grado di autonomia che gli consente di lavorare fuori casa e di provvedere a se stesso. In mezzo c’è la battaglia di lei contro il tumore, la chemioterapia, la debolezza, l’altalena di buone e cattive notizie. È un’alleanza forte, quella raccontata in “Mamma, ti posso parlare?” di Maria Grazia Proietti (a cura di Michele Casella, edizioni San Paolo, pagine 144, euro 12), un sodalizio familiare dove lei trae forza dalle conquiste di lui. Così quando Matteo per la prima volta, ormai adulto, entra in un negozio da solo, chiede informazioni, sceglie, paga e prende il resto, la madre, nel pieno Matteo con le caratteristiche tipiche della sua sindrome (la memoria straordinaria, l’attaccamento alle abitudini, la competenza su un determinato argomento, nel suo caso, gli animali e i treni, la capacità di cogliere i particolari e di vedere "dietro" le cose, l’estrema sensibilità, ma anche le intemperanze e gli improvvisi scatti di nervosismo e di rifiuto) offre alla madre la via di fuga dall’incalzare del tumore: non certo per nascondere la verità dietro a un raccontino per bambini (Matteo coglie i piccoli segni come il buchino della flebo, la parrucca, le nausee), ma per far prevalere la normalità della vita di famiglia. Il figlio autistico aiuta la madre a indossare la parrucca, tutti i giorni, e da lui «mai uno sguardo di quelli un po’ pietosi che ti getta addosso chi vorrebbe aiutarti e, invece, ti fa sentire diversa. Mamma sei bellissima, me l’ha continuato a dire anche quando era evidente che non lo fossi. E in queste sue parole ci sono il mio coraggio, la forza di non vergognarmi, la sicurezza di sentirmi bella. Matteo, il figlio autistico, che io dovrei aiutare, aiuta me». E nella trasformazione da medico a paziente, Maria Grazia scopre che «non c’è medicina migliore dell’amore e dell’amicizia delle persone che credono nella tua guarigione. La calda e grande mano di Matteo che mi sfiora delicatamente mi sembra aiuti a combattere la malattia. È come se quel calore riuscisse a entrarmi dentro. Matteo non più tutto chiuso nel suo mondo, non più in balia delle sue emozioni, ma forte accanto alla madre malata. Una storia di vita che anche monsignor Vincenzo Paglia, prima vescovo di Terni, oggi presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, ha voluto commentare nella postfazione al libro: «Mamma, ti posso parlare – scrive Paglia – parla della fragilità umane. Debolezza misteriosa come quella della mente e minacciosa come la malattia che si annida, all’improvviso, per sfidare la vita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA – da Avvenire del 23/03/2014

lunedì 24 marzo 2014

sabato 1 marzo 2014

Vincitore Premio Campiello 2013: Ugo Riccarelli con “L’amore graffia il mondo”

Ugo Riccarelli è il vincitore del Premio Campiello 2013 con “L’amore graffia il mondo” un romanzo che scuote l’anima raccontando della fragilità e della forza delle donne.


Forse tutti si aspettavano che Ugo Riccarelli, nome di maggior rilievo di questa edizione del Premio Campiello, vincesse con il suo romanzo dal titolo rivelatore “L’amore graffia il mondo".
 
 
Riccarelli, scrittore di successo che è stato conosciuto e apprezzato dal grande pubblico con il romanzo “Il dolore perfetto” , vincitore nel 2004 del Premio Strega, è morto nel luglio 2013 lasciando un grande vuoto nella letteratura italiana.
Il suo modo di raccontare la fragilità umana e i sentimenti spesso taciuti dei protagonisti dei suoi romanzi l’ha reso uno dei migliori scrittori italiani degli ultimi anni. Purtroppo non ci saranno più libri del calibro de “Il dolore perfetto” e dovremo riporre tutta la nostra attenzione su “L’amore graffia il mondo”.
Ugo Riccarelli è stato l’unico scrittore ad aver vinto il Premio Campiello in seguito alla sua scomparsa. Il Premio, infatti, è stato ritirato dalla moglie Roberta Bortone, visibilmente emozionata, che ha ricordato quanto il marito fosse un uomo ironico.
Lo scrittore in uno degli incontri dedicati al Premio Campiello 2013 aveva dichiarato che il suo libro “L’amore graffia il mondo” è un omaggio a tutte le donne, eroine del vivere quotidiano.

(www.recensionelibro.it)