mercoledì 2 marzo 2016

Capitale di John Lanchester Lanchester J., Capitale, 2014, Mondadori, pp. 554 Un romanzo godibilissimo questo di John Lanchester che, con i suoi numerosi personaggi e le sue molteplici situazioni, ricorda da un lato la comédie humaine alla Balzac e dall’altro si dimostra capace di focalizzare l’attenzione sui problemi della società contemporanea, seppure con un tono e una scrittura non drammatici, ma che quasi rivelano lo stile giornalistico proprio del mondo da cui proviene l’autore. Significativo anche il titolo scelto “Capitale” che porta con sé un doppio significato: rimanda alla capitale di uno Stato, in questo caso Londra, dove si svolgono le vicende, ma anche al capitale, ai soldi che hanno tanta importanza nella vita degli abitanti di Pepys Road, la via immaginaria di Londra dove si intrecciano per lo più le storie dei residenti. Illuminante è la lettura del Prologo che spiega i fondamentali processi di cambiamento che nel tempo ha subito Pepys Road, le mutazioni della strada, dei suoi abitanti e della legge del capitale legato al mercato immobiliare. La strada che Lanchester ha immaginato fu pensata alla fine dell’Ottocento per le famiglie del ceto medio basso, passando poi a essere la residenza dei liberi professionisti, della media e alta borghesia, per apprezzarsi infine così tanto da divenire proprietà di ricchi londinesi, alcuni dei quali lavorano nella city. E’ a questo punto che inizia la storia del romanzo, a dicembre 2007, quando il prezzo di ogni casa è così alto che i proprietari per accrescerne ulteriormente il valore sono impegnati in nuove ristruttirazioni e abbellimenti che vedono la costruzione di mansarde e di piccoli giardini d’inverno. Il libro segue la vita di una piccola parte degli abitanti di questa via, situata nei quartieri a Sud di Londra, come anche del loro personale di servizio. Durante l’anno in cui vengono descritte le vicende, gli abitanti della via comprendono: gli Yount, un ricco banchiere e sua moglie che trascorre tutto il tempo a dilapidare una fortuna nello shopping; i Kamal, una famiglia di origine pachistana che gestisce un negozio di generi alimentari nella via; Freddy e Patrick Kamo, un giovane calciatore di talento venuto dal Senegal con suo padre e che sta vivendo i suoi primi momenti londinesi in una casa lussuosa messa a sua disposizione e in un ambiente a cui non è abituato; Petunia Howe, una vecchia signora che ha trascorso tutta la vita nella sua casa a Pepys Road e che ha un nipote, artista alterantivo. Le storie di queste figure si intrecciano con altrettante storie di persone che non vivono nella via ma che lavorano nelle sue case. Si tratta per lo più di immigrati che cercano di trovare fortuna in un nuovo Paese: tra questi si trova un operaio polacco che ristruttura interni, una baby sitter ungherese e una ausiliaria del traffico, una donna laureata, rifugiata dallo Zimbawe in attesa di una regolarizzazione che non otterrà mai. Questi ultimi sono tutti personaggi che hanno la caratteristica di volersi adattare al nuovo mondo anche a costo di subire umiliazioni a cui ormai sono abituati a non dare più neanche peso. Ma che cosa hanno in comune personaggi e storie così diversi fra di loro? Tutti subiscono il fascino degli immobili della via, del loro valore e della vita delle persone che le abitano. Tutti i personaggi hanno qualche cosa da perdere e molti hanno anche qualche cosa da nascondere. La quiete apparente della via viene turbata da messaggi minatori che ogni abitante riceve periodicamente da un mittente anonimo: “Vogliamo quello che avete voi”. Anche la ricerca di chi può essere l’ideatore di queste intimidazioni è uno dei fili conduttori che lega le diverse realtà della strada. Lanchester ha descritto in questo romanzo una varietà di situazioni per rappresentare la società malata che universalmente stiamo vivendo. Così abbiamo la situazione degli Yount che sperperano con il loro menage familiare una grande quantità di denaro convinti che la loro situazione non possa mai cambiare in peggio ma che si ritrovano invece alla fine a dover vendere la casa di Pepys Road. In questo caso la figura della moglie di Roger, Arabella, per la quale una liquidità di 30.000 sterline non basta per le spese correnti di due mesi sembra rasentare la caricatura di una donna succube dello shopping più sfrenato. C’è poi la situazione un po’ scontata della famiglia pachistana che, essendo mussulmana, è la prima a essere accusata di far parte del movimento che disturba la quiete della strada con il messaggio “Vogliamo quello che avete voi”. C’è anche la realtà del nipote dell’anziana signora che abita nella via da sempre, un artista che va contro gli schemi, di cui nessuno conosce l’identità, che ricorda molto la realtà degli artisti inglesi delle nuove generazioni, per intenderci “alla Bancksy”. Ci sono anche le situazioni dei personaggi originari dell’Est Europa e quelle ancora meno fortunate dell’Africa. L’impressione che si può avere a una prima lettura è che l’autore si sia avvalso di stereotipi e luoghi comuni per popolare il suo romanzo ma bisogna dare atto a Lenchester di essersi documentato e di aver reso ogni singolo episodio in modo acuto e vivido. Ora infatti sappiamo cosa si può provare quando ci si aspetta di ricevere un bonus milionario, quando si è arrestati e malmenati senza spiegazione e rinchiusi in una cella per diversi giorni senza avere la possibilità di parlare con il proprio avvocato. Questo è dunque anche un libro sulla differenza tra ricchi e poveri e sulla frattura ormai non più sanabile tra queste due realtà e che pende sulle nostre vite come una minaccia. La frase “Vogliamo quello che avete voi” non si riferisce solo alla dimensione di possesso di beni materiali ma anche e soprattutto coinvolge emozionalmente chi abita a Pepys Road e si riferisce a ciò che la loro esistenza simboleggia. E’ la malattia del capitale, del mercato immobiliare, della corruzione nella city, della falsificazione della realtà che ha portato alla crisi bancaria mondiale, al fallimento della Lehman Brothers. A sottolineare la realtà del mondo capitalistico e industrialmente evoluto ci sono le considerazioni, anche qui forse un po’ scontate, di Freddy Kamo, il giovane senegalese che si stupisce nel vedere scarpe da donna immettibili vendute a così caro prezzo o di Quentina, l’ausiliaria del traffico originaria dello Zimbawe, che si interroga sull’ingiustizia che governa il mondo: tanti soldi sperperati in cose inutili da un lato e la mancanza di acqua in altre aree del mondo dall’altro. In questo romanzo vengono poste domande sociali, politiche, questioni relative alla nostra vita e ai pericoli che stiamo correndo in modo anche ironico e scherzoso ma ugualmente profondo. E’ un libro dalla visione ampia, molto attuale e che fa uso di un modo brillante di descrivere la società contemporanea.

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